Terry Ork è una specie di orso buono e grande scopritore di talenti luccicanti. Nel suo cinema store, chiamato “Cinemabilia”, ha dato asilo ai due transfughi del Delaware noti coi nomi di Tom Verlaine e Richard Hell. In quei tempi tutti erano innamorati di Richard Lloyd. Ragazzo dall’androgina bellezza, al quale nessuno sapeva resistere, che si accoppiava, indifferentemente, con ragazze e ragazzi pur di avere un letto per la notte. Il vecchio Terry è caduto nella trappola d’amore con gli scarponi e tutto e lo scaltro Richard ci ha messo un attimo ad installarsi nel suo loft. Quando poi sentì che i Television, nuova sensazione in città, stavano cercando un chitarrista pensò bene di proporre (quello che lui credeva fosse) il suo fidanzato, che oltre ad essere un figo dell’altro mondo aveva l’argento vivo nelle dita quando suonava la chitarra. Come no, fidanzato! Era di un promiscuo che avrà avuto più partner di Mick Jagger. Come quella volta che l’han beccato dentro una Limo con Anita Pallenberg, che quando i poliziotti li han fermati a New York e hanno aperto la portiera è uscito un Weed Fall Out che a momenti sterminano metà della popolazione della città, che se non si metteva di mezzo il corpulento autista a precisare che la Limo è come una ambasciata e che fin quando i passeggeri son dentro le autorità locali non hanno giurisdizione.
Comunque, inserito il fidanzato nel gruppo più cool del momento era necessario fargli uscire il disco. Ma che disco è “Little Johnny Jewel”? Il disco più bello della storia della musica con buona pace di Tim Buckley? “Little Johnny Jewel” parte 1 e parte 2. Com’è possibile continuare a vivere dopo averlo ascoltato?
Amici, consideratevi avvertiti. Qui troverete canzoni d’incredibile bellezza, con arrangiamenti e suoni di fantastica urgenza. Ascolterete “(I Could Live with You) (In) Another World”, “(I Belong to The) Blank Generation” e “You Gotta Lose” di Richard Hell & The Voidoids nel loro stupore primitivo. Diamanti grezzi ed irraggiungibili, con la Telecaster di Bob Quine sferragliante ed ispirata come non ha più suonato, la sezione ritmica incalzante e libera di esprimersi al proprio meglio, scevra da ceselli commerciali di produzione. Pura arte americana allo stato brado. Richard “Wild Thing” Hell che scimmiotta Iggy Pop inarcandosi all’indietro con il microfono ben saldo in bocca. Il nuovo Re Lucertola che inventa il punk. Per favore, uccidetemi.
Il figaccione Lloyd piazza anche lato A e B del suo singolo uscito per Ork e se “Connection” suona un poco di maniera, quasi fosse un mini portfolio per mostrare l’abilità chitarristica di Ricky, la versione di “Get Off My Cloud” è meravigliosamente televisiva. Le chitarre prima si rincorrono e poi giocano a rimpiattino ebbre di saturazione, quasi un fiume di cromo inarrestabile che si innerva su montagne di percussioni e piatti seviziati.
Allora, la presenza di questi singoli dovrebbe già farvi correre fuori di casa, come stesse bruciando, ad acquistare questo imprescindibile cofanetto. Il problema è che è anche molto, molto meglio in quanto anche presente una voodoo version di “Summertime Blues” realizzata da Alex Chilton, il quale, dato che c’è, spara altri quattro pezzi uno più bello dell’altro.
“Fa Ce’La” dei Feelies è indescrivibile. Sembra l’abbiano registrata all’interno di un vagone del treno, in fase di deragliamento, dal New Jersey a New York tanto è metallica e geniale. Niente a che vedere con la versione annacquata dell’album. Lester Bangs quando l’ha ascoltata è caduto dalla sedia.
La nostalgia per la fine degli anni ’70, quando tutto è cominciato, può essere opprimente. Questa raccolta coglie l’attimo congelato di un momento formativo del punk e della new wave, focalizzando l’attenzione su personaggi iconici in un momento di vulnerabilità, proprio prima che salissero completamente agli onori delle cronache musicali, conservando le loro grandi speranze e naiveté. Una generazione geniale intrappolata su vinile un momento prima di essere addomesticata. Si tratta di suoni alieni per quel periodo. Il suono della Jaguar di Verlaine ha un tono sottile, elastico e nevrastenico, col jack direttamente collegato al mixer. Anni luce lontano dalle esperienze musicali del Village e dal paradigma blues.
Ormai tutti lo sanno “(I Belong to The) Blank Generation” se fosse una poesia, sarebbe la parafrasi di “The Beat Generation” di Rod McKuen. Ma non è un plagio e nemmeno una cover. Si tratta di una Re-Invenzione con Richard sulla copertina del disco, sprezzante con su scritto nel torso “You Make Me”. Esistono varie versioni su disco, ma questa è la migliore.
Insomma, gli Idols di Killer Kane e Jerry Nolan ci danno dentro a rifare gli Heartbreakers e se la cavano brillantemente. Mick Farren non c’entra nulla. Degno di nota lo zuccheroso Chris Stamey che interpreta una “The Summer Sun” venata di nostalgia bubblegum pop, sostenuto da sonanti chitarre acustiche e esili cori di “ooh / ahhs.” Cheetah Chrome partecipa con 2 canzoni rubate al songbook degli Stooges. Super derivative, ma piacevoli.
Sono stati Verlaine e Hell a trasmettere il morbo della musica a Terry Ork, che divenne anche primo manager della band. Quando la band spaccava. Grande manager che filmò anche quello che forse avrebbe dovuto essere uno showcase nel proprio loft e che è una delle cose più belle mai viste la pessima qualità delle immagini video.
Ork è stato un grande scenester, grandissimo fiuto, ma pessimo uomo d’affari, naturalmente, in quanto sempre dalla parte degli artisti e con la missione di rappresentare la scena che si andava coagulando attorno al CBGB’s, ma erano tempi difficili poiché era praticamente impossibile trovare ingaggi fuori New York. Dave Weckerman dei Feelies spiega, nelle note di copertina che la new wave esisteva solo dalla parte ovest dell’Hudson. Poi il nulla.
L’eroico Ork ha continuato fino al 1979 a combattere contro l’industria discografica, simile a quei giapponesi in sperdute isole del Pacifico che ignorando la cessazione delle ostilità se ne stavano belli e buoni a lucidare le propri armi in attesa di dare un po’ del “loro avere” agli Yankees. Comunque, non è stato uno spreco di denaro, perché questa musica è stata ascoltata, perbacco se è stata ascoltata. Ha cambiato il mondo nel caso di Television e Richard Hell. Non importa se il best seller di tutta l’etichetta ha venduto circa 6.000 copie e gli altri dischi è grasso che cola se hanno raggiunto un terzo di quella cifra, perché l’obiettivo artistico è stato conseguito alla grandissima.