Ummagma – Frequency (Moon Sounds Records, December 04, 2015)

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Ummagma – Frequency (Moon Sounds Records, December 04, 2015)

Quello che colpisce immediatamente di questo disco è che in qualche modo i suoni ti riescono a sollevare qualche metro sopra il livello del terreno, ti tengono così in sospensione a mezz’aria per qualche minuto e questo a prescindere da quelli che sono i vostri ascolti abituali, riuscendo a trasmettere un senso di serenità e di pace cosmica.

Gli Ummagma sono Shauna McLarnon e Alexander Kretov, nato in Ucraina, ma trasferitosi in Canada dove il duo è ora geograficamente allocatoe più precisamente a Peterborough nell’Ontario. Questo perché si vuole dare un qualche tipo di riferimento geografico a chi giustamente potrebbe in qualche momento sentirsi serenamente smarrito e privo di ogni contatto tangibile con la realtà che lo circondi, immerso sin dalle prime note acquatiche di ‘Orion’ in una specie di liquido amniotico e in uno stato di sospensione cerebrale.

Le sonorità del duo sono qualche cosa che è in bilico tra quelle che possono essere le proposte di Vangelis, e in effetti invece che ‘Blade Runner’ aka ‘Ma gli androidi sognano pecore elettriche?’, viene da pensare a un altro racconto (da cui pure è stato tratto un film) sempre del grande Philip K. Dick, cioè ‘The Minority Report’. Sembra infatti con ‘Winter Tale’ e ‘Galacticon’ di quasi scivolare sulle onde del tempo, illuminati da improvvise doti di veggenza senziente.

La voce di Shauna McLarnon è un forte canalizzatore e allo stesso tempo fonte emittente e irradiante di energia positiva. L’effetto derivante dall’ascolto di ‘Frequency’, questo è il titolo del disco, da un’altra parte è infatti quello di apparire come una specie di terapia new-age. Fedele a una tradizione musicale degli anni settanta, ma rivista alla luce di un intelligente utilizzo dei synth e senza mai eccedere, il duo propone anche melodie che definirei quasi mistiche e che rimandano a località esotiche e indefinite, ‘Ocean Girl’ (cantata da Kretov), e dimostra altresì con ‘Lama’ di avere quel gusto per la musica pop tale da poter sfornare anche dei pezzi radiofonici. Il brano viene del resto proposto anche in altre tre versioni, remixate rispettivamente da Robin Guthrie, Malcolm Holmes (Orchestra Manoeuvres in the Dark) e dai Lights That Change e che ne confermano e potenziano ciascuno a suo modo le sue tipiche ‘stimmate’ di pezzone di derivazione tipicamente dreampop.

Si potrebbe lamentare la brevità di questo lavoro, anche perché sonorità di questo tipo, così meditative, pretendono di solito dei tempi di ascolto più lunghi e che sfuggono dalle logiche di tipo ‘discografico’ in senso stretto. Ma la finalità del duo non è quella di essere un semplice sottofondo alle vostre sedute di yoga, la volontà principale è comunque quella di proporre dei brani che siano un giusto compromesso tra  la musica pop e un approccio più meditativo e fluido alla materia musicale. Nulla in ogni caso vi impedisce di mettere il disco in loop e ascoltarlo per ore e ore ovviamente. Beh, in tal caso allora buon viaggio.

@sotomayor

Pubblicato da Emiliano D'Aniello

'Who killed Jesus? It wasn’t the Pharisees, or the crowd. Who was it?'

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