
Ci sarebbero un mucchio di cose da dire sui Tinariwen e su quella che è la loro importanza nel mondo della musica oggi e non solo per quello che è il continente africano e in particolare il popolo e la tradizione tuareg. Per quella che è stata ed è la loro importanza nella mia vita spirituale e quella di ascoltatore di musica e di musicista. Per quella che è l’importanza di questa pubblicazione discografica all’indomani dei fatti che sono successi a Parigi e in particolare al Bataclan lo scorso 13 novembre 2015 e quella che è la situazione attuale e storica del mondo arabo e come questa sia in modo inevitale, praticamente viscerale per forza legata a quello che è lo stato delle cose nell’Unione Europea.
Poiché è difficile trattare di tutte queste cose in poche righe e in maniera sufficiente, lascerei per lo più parlare la musica. Questo qui è un disco live e i dischi live, come le raccolte, si considerano per lo più eventi trascurabili e pubblicazioni superflue che nulla o poco aggiungono a quella che può essere la discografia di un artista oppure di una band.
Chiaramente non è questo il caso specifico. Questo live, registrato a Parigi lo scorso 13 dicembre 2014 alla Bouffes du Nord, costituisce invero una delle pubblicazioni discografiche più interessanti di questo fine anno duemilaquindici e che forse quelli che si sono affrettati a stilare le solite classifiche farebbero bene a tenere in considerazione.
La musica dei Tinariwen è qualche cosa che trascende il semplice ascolto. Parliamo invero di qualche cosa infatti che conduce l’ascoltatore in una dimensione mistica e alterata. È una esperienza spirituale altissima, un viaggio in quella che è la cultura e la tradizione tuareg e dei popoli che abitano il deserto e in un paesaggio immaginario di confine ideale dove un baratro separa e allo stesso tempo funge da trade-union tra quello che è l’inizio e la fine della storia dell’uomo. Al solito si parla di world-music, ma questa definizione è riduttiva e in qualche modo sotto certi aspetti offensiva, perché quella dei Tinariwen non è la solita musica che vuole portare avanti una qualche conservazione di un patrimonio tradizionale riproponendo le solite tarantelle e folklori. Al contrario si tratta di una musica sperimentale e di chiaro orientamento psichedelico e dove forse la definizione più corretta sarebbe quella di, ‘blues’, un genere musicale, un mood che non a caso attinge le proprie radici più autentiche proprio nel grande continente africano e dove ha avuto origine la vita. Che altro aggiungere? Se non che in questa occasione alla band si unisce nella interpretrazione di due brani la leggendario Lalla Badi, la divina del blues tuareg, praticamente una leggenda vivente. La musica dei Tinariwen è la musica dell’anima e questa qui, questo disco è una ennesima occasione speciale per riscoprirli e imparare qualche cosa su se stessi. Per quanto mi riguarda, imperdibile e molto meglio anche dell’ultima loro pubblicazione discografica che si attestava su un livello leggermente inferiore rispetto ai picchi probabilmente inarrivabili delle precedenti.