The Third Sound – Gospels of Degeneration (Fuzz Club, 01/04/2016) [ITA Version]

TVTI-GDOB-30H3-007 Model (1“We Got All You Need” è la prima canzone del nuovo lavoro dell’affascinante quartetto di base a Berlino, guidato da Hakon Aðalsteinsson (ex-Singapore Sling), ed è subito languore psichedelico di ritmi ipnotici, quasi curativi, beatitudine suggerita e pronta da cogliere rincorrendo reminescenze di profumi psichedelici in giardini sotterranei.
Dopo il debutto omonimo, per la A Records di Anton Newcombe, ed il lavoro per la Fuzz Records intitolato “The Third Sound of Destruction and Creation”, il nome di questi psych dudes ha guadagnato notevole credito presso la nutrita e, forse, inflazionata comunità heavy psych.
Questo album si distacca, tuttavia, da qualsiasi stereotipo, prediligendo atmosfere intime, quasi fumose, suggerite piuttosto che sbattute in faccia violentemente. Si tratta di magie psichedeliche dilatate e spiraliformi. Servono per scuotere le menti, ma per dopo, per quando gli esegeti del fuzz a tutti i costi hanno svolto il loro lavoro e la tua mente è andata, quando si tratta di riconciliare paradossi apparenti e ricostruire le certezze. The Third Sound sono mistici, esperti, controllati e precisi e passano con disinvoltura dal più profondo under statement alla travolgente incandescenza.

1375309_684199004931304_884675461_nAlchimia tra musica, sostanze psicotrope ed idealismo, teoria contorsionista all’interno del proprio particolare. Meditazione in cui perdersi riscattando un’epoca travagliata, che può ancora apparire scomoda agli occhi di molti. Orizzonti di edonismo liquido che esorcizzano la visione di possibili futuri catastrofici.
Un viaggio delicato e risoluto all’interno del lato oscuro dell’anima per esaltare quello chiaro. I suoni irresistibili e dolci dell’harmonium, che introduce la gemma “Oblivion Express”, prontamente doppiati dall’ipnotismo di chitarre brillanti che ti prendono e sembrano farti nuotare nel vuoto. E’ bello perdersi in questo mare di psych riff che si rincorrono felici, quasi a voler giocare.
“Shake Them All Down” si sviluppa su intuizioni ritmiche primitive, alla ricerca di un mantra cosmico sul quale s’innervano, discrete e timide note di chitarra solista a stemperare i riff delle altre chitarre che sorreggono, decise, l’architettura della canzone.

12742352_1168303923187474_2157995973119716844_n“You Are Not Here” è una ballata di quattro minuti di dolce, languida e struggente psichedelia, vanamente tinta di remoti sapori country, ammantata delle pesanti ombre della vita moderna nella metropoli tedesca. Il suono è pulito ed oscuro, gioca con l’accentuare i toni drammatici, quasi teatrali grondante di dolcezza e nostalgia romantica. “I’ll run through fire to get you back in my life. In my sleepless nights I’m reminded that you are not here”… Sembra riecheggiare la poetica dei precedenti lavoro di entrambi gli artisti intrappolata com’è a certe passate intuizioni che Nick Cave aveva esplorato nel disco di duetti.
Sono sonorità tra l’oscurità e la luce, il sogno e la realtà, il pop e la musica sperimentale che disegnano trame di ipnotica magia psichedelica sotterranea.
Voto: 8,5/10

Schoolboy Johnny Duhamel

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