
Sicuramente si tratta di una casualità, ma questo ultimo EP dei The Pains of Being Pure at Heart esce proprio negli stessi giorni in cui cade la ricorrenza del trentennale di un disco destinato a fare storia e soprattutto proseliti, cioè ‘Psychocandy’ dei Jesus and Mary Chain.
Il disco usciva esattamente il 18 novembre del 1985 e raccoglieva immediatamente consensi da parte della critica e un riscontro la cui eco si fa sentire forte ancora ai giorni nostri, se è vero che la band è tra le principali influenze di molti gruppi e artisti che oggi sono sulla cresta dell’onda.
Tra questi ultimi c’è sicuramente anche questa band di New York City, che riprendendo i temi shoegaze di Jesus & Mary Chain, My Bloody Valentine, Lush e Slowdive, ha contribuito a rilanciare il genere. Non solo. Capitanato da Kip Berman, il gruppo ha anche un evidente gusto pop e per la melodia che se da una parte pesca a piene mani dall’immaginario dei Cure di Robert Smith, dall’altro ha quelle tonalità malinconiche e tipicamente pop che erano di una delle band che riscosse maggiore popolarità negli anni novanta, cioè gli Smashing Pumpkins.
Hell, uscito il 16 novembre per la Painbow Records (etichetta di proprietà della band), è un EP di sole tre tracce. Più un oggetto per i più grandi e sensibili estimatori che una pietra miliare nella storia di questo gruppo. Del resto due tracce su tre sono cover. ‘Ballad of the Band’ è un brano dei Felt, mentre ‘Laid’ è una reinterpretrazione di un brano dei James, celebre negli ultimi dieci o quindici anni anche a causa di controversie di natura legale causa l’utilizzo della stessa per il celebre blockbuster USA ‘American Pie’. Entrambe le band comunque pure si caratterizzavano per quelle che erano delle sonorità pop e che hanno chiaramente influenzato una delle band principali di quello che si può definire come un vero e proprio movimento ‘dreampop’.
L’unico inedito è la traccia che dà il titolo all’EP. Anche in questo caso il titolo, ‘Hell’, come nella tradizione della band, ci sembra più un modo per esorcizzare quelle che sono immagini e pensieri spaventosi. Il sound è tipicamente e sfacciatamente eighties. L’approccio è ironico e allo stesso tempo mistificatore. Senza nessuna malizia ovviamente. Come nella migliore tradizione dei puri di cuore. In definitiva, una prova che ha un valore relativo, ma giustamente apprezzata per quello che vale e forse anche a causa della brevità che evita pericolose eccessive assunzioni di zuccheri.