The Milk – Favorite Worry (WahWah 45’s, 16/10/2015)

The Milk – Favourite Worry (2015) @320Il precedente lavoro, intitolato “Tales From The Thames Delta”, ci aveva entusiasmato con il suo perfetto blend di soul di classe pura mischiato a risse da pub, famiglie che si dividevano e coppie in frantumi. Era suonato con il piglio di musicisti abituati a stare svegli tutta la notte, benzedrina Dexy nelle ossa, a suonare per i Soul Rebels che cercavano di fuggire dal tedio e dalle frustrazioni settimanali ballando e sudando in locali come il Twisted Wheel o il Wigan Casino.

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Il nuovo lavoro suona come il ritorno a casa per abbeverarsi alle radici soul, come se, durante le registrazioni, i Milk si fossero coricati recitando le proprie preghiere serali di fronte ai quadri di Bill Withers, Isaac Hayes e The Isley Brothers.

Il disco è stato registrato in un granaio medievale dell’Isola di Wight ed ai comandi si è seduto Paul Butler dei Bee, che precedentemente ha mostrato la sua sensibilità ed abilità producendo il debutto di Michael Kiwanuka, già nominato ai Mercury Prize.

Rick+Nunn+Guinness+Celebrates+Arthur+Day+PDCwX0HCxqvlIl cantante Dan Legresley ha dichiarato che con il secondo disco si è cercato di rispondere ad una serie di domante rimaste inevase nel precedente lavoro. Si tratta sempre di soul sopraffino, suonato con Telecaster ed ottoni dallo spirito riottoso, frenetico e prontissimo, ma con un tiro marcatamente soulful, quasi una mistura tra Arctic Monkeys e Style Council.

E’ un album elettrizzante, che prende il cuore e fa muovere i piedi, con sapori sinfonici-philadelphiani, dell’apertura di “Wanderlust”, inebriata della lenta marea Isaac Hayes, alla ballata piena di cuore “Lose That Way”. Il suono è affascinante e cangiante, ma l’attitudine di base non sembra essere mutata dall’esperienza precedente. Si parla ancora dalle difficoltà di confrontarsi con la vita, di sogni che si frantumano, amicizie che si dissolvono ed amori che, inevitabilmente, falliscono.

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E’ un grande affresco di genuino ed onesto New Soul che prende spunto dai classici per giungere ad una miscela personale, piena di sentimenti ed ispirazione, con forti tinte heavy. Una musica che, similmente ai grandi momenti del soul dei tempi che furono, non può mentire con il cuore. Se si ascolta “Loneliness Has Eyes”, con le sue atmosfere di fumosa tristezza mischiata a sinuosità di consapevole Blaxploitation, si può facilmente immaginare di trovarsi all’interno di un gioiello Stax o Philly Sound, con note erranti di piano che si perdono tra le onde della disperazione e dell’isolamento. Se “Darling What’s Wrong” sembra un funky corposo e ultra sexy uscito dal repertorio di Al Green, in altri casi come in “Lose That Way” si paga il tributo ai grandi gruppi vocali del passato.

La potenza marmorea di “Don’t Give Up The Night” riecheggia classicismo Motown ed è capace di far dimenare persone che nemmeno hanno sentito nominare Berry Gordy.

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I gangsters del soul sono tornati ed hanno realizzato un classico del futuro mostrando di avere metabolizzato appieno la lezione dei maestri.

[SOUL] Schoolboy Johnny Duhamel

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