Da Luigi Russolo a Robert Johnson ad Elvis, John Cage a La Monte Young, Beatles, Sex Pistols, Krafwerk ed al dub tutto, il paradigma musicale è stato percorso avanti indietro, di lato e di traverso. Qui non stiamo cercando un new deal, ma arte allo stato puro.
Fatta la necessaria premessa, questo è un disco di psichedelia sublime, con chitarre genialmente minimali, batterie discrete, massicce dosi di eco a supportare il canto irresistibilmente sixties.
Quando i gorghi psichedelici sembrano prendere il sopravvento, i Froth ne escono alla grande con accordi aperti degni del miglior Keef ad innalzare gli animi.
Una psichedelia coniugata con gli stilemi dei Jesus & Mary Chain, a volte intrappolata, per un istante, nella rete dei migliori Smashing Pumpkins, ma nella pseudo ballata “Sleep Alone” è evidente il tributo ai Velvet Underground con una spruzzata di tossicità in più.
E’ sicuramente uno dei miei dischi preferiti e sarà altissimo nella mia playlist di fine anno. Tutto il disco è magnifico, ma se posso suggerire un altro brano, certamente è “Afternoon”. Ti prende il cuore e te lo mette al posto dell’orecchio.
I Froth sono dei gran fighi, usano chitarre stupendamente sixties, gran presenza scenica e se gli concederete un ascolto vi accompagneranno per molto, molto tempo.
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