Scott Yoder è stato il cantante della band di Seattle The Pharmacy, con la quale si è esibito in tutto il mondo prima dello split dell’estate 2014.
In seguito ha realizzato la sua prima cassetta come artista solista, ha sottoscritto un abbonamento con la Greyhounds ed ha iniziato a girare gli U.S. usando quei fantastici bus senza i quali la cultura statunitense sarebbe stata molto diversa da come la percepiamo attualmente. Si è esibito aprendo per artisti come Kevin Morby, Jessica Pratt, Jesse Sykes e Mark Lanegan.
Dopo l’EP dello scorso anno, intitolato “Sister Under The Mink”, debitore della psichedelia soffice di The Pharmacy, giunge alla sua prima prova solista sulla lunga distanza.
Gli ultimi tempi con The Pharmacy sono stati abbastanza duri per Scott che lamenta nella band si fosse instillata una subdola mercificazione etica, un atteggiamento che consiste nel mentire a se stessi, un processo triste, sottile che stava deteriorando i rapporti interpersonali a favore di una de umanizzazione che, forse, può essere utile per isolare e giustificare artisti di grande successo, ma che non avrebbe avuto senso per una band perdente come The Pharmacy.
La delusione di Scott è stata intensa uscendo da quell’esperienza quasi umiliato, con l’intento di estirpare la propria immaturità e gli atteggiamenti insensibili. Ha deciso di raccogliere i pezzi e ricominciare mettendo a nudo il proprio cuore. Deciso a scrivere canzoni che esorcizzassero quelle brutte esperienze, componendo canzoni, piene di tristezza e lo-fi, scritte per il loro significato intrinseco e non per affermarne l’appartenenza ad un particolare sub genere musicale.
Ha raccolto attorno a se musicisti amici nei confronti dei quali nutre piena fiducia, scegliendoli in modo tale da limitare al massimo gli scontri di ego e le vibrazioni passive aggressive.
Questa ricerca introspettiva ha partorito nove canzoni molto belle, tristi, a volte amare, ma estremamente personali e senza pretenziosità, cantate con la sua bella voce graffiata, calda e con retrogusto nasale. Sono canzoni uscite come un flusso libero di coscienza, che Scott ama cantare e che sono il suo tentativo consapevole di dire la verità su se stesso.
Canzoni spacca cuori, suonate bene ed arrangiate meglio, interpretate con disincanto, scritte in una prospettiva persona a persona. A volte con voce, chitarra e poco più, altre strutturate con tastiere, batteria sempre in punta di bacchetta e con gran gusto, senza promesse, solo soddisfazione emozionale ed onestà a qualsiasi costo.
Un disco vero, senza compromessi e mediazioni, ma pieno di coraggio e stile.
Grande sorpresa.
Voto: 8/10