La ragazza di Brooklyn è diventata una signora rispettabile di 52 anni che da qualche lustro si è trasferita ad Helsinki, dove vive con il marito, il finnico talentuoso Jimi Tenor, gran maestro di moderno space age jazz.
Il singolo apri pista “Paint Me In A Corner” ci mostrava i Soul Investigators in grande spolvero, alle prese con un irresistibile e coinvolgente northern soul, innalzando notevolmente la febbre per l’attesa dell’album.
Il primo ascolto del nuovo lavoro sorprende investiti da una musica altamente introspettiva, da riflessioni che lambiscono, soprattutto nei brani in cui Tenor suona il sax o il flauto traverso, territori cari a Sun Ra, mescolandosi a sensazioni di disinvolta blaxploitation, lounge music irresistibile ed esperimenti ritmico ossessivi di beat nigeriano, reminescenza dei precedenti esperimenti di Jimi Tenor. I Soul Investigators non sembrano completamente a proprio agio con i nuovi spartiti e la produzione suona priva di dinamicità, mancanza di timbro e risulta eccessivamente compressa. La voce di Nicole risulta troppo di gola, priva di spessore e con timbrica e volume piuttosto modesti.
E’ un disco contraddittorio, che suona esile ai primi ascolti, ma poi cresce gradatamente supportato da sensazioni cinematiche, incursioni nello spazio a rincorrere le scie di stelle comete a bordo di una navicella spaziale guidata da Jimi Tenor diretta nell’Universo in cui riposa Alice Coltrane. Un disco lunare piuttosto che di maree.
E’ un album multiforme che non configura, comunque, alcuna forma di turismo musicale, piuttosto un accorato omaggio ai ritmi retro soul, al funk suonato con chitarre eteree ed alla musica italiana delle colonne sonore degli anni ‘60.
Dalla ballata in chiave minore di “Thief In The Night”, alla gassosa e popesque “Angel” il nuovo album è una dimostrazione di abile scrittura che avrebbe necessitato di una produzione in grado di permettere alla dolce ed evocativa voce di Nicole di innalzarsi sulle derive sentimentali di “Together We Climb” e sui sapori up funk di “Let’s Comunicate” impreziosita, com’è, da un assolo di chitarra psichedelico.
In definitiva, pur coi suoi alti e bassi “Happiness In Every Style” è un disco godibile che ha subito un notevole impatto dalla presenza di Jimi Tenor. Il pezzo “Vulture’s Prayer” è un delizioso strumentale che sembra uscito da uno qualsiasi dei suoi innumerevoli dischi ed in nostro ha contribuito anche come poli strumentista e backing vocals.
Godibile, dunque, ma non completamente riuscito, ma siamo certi il prossimo non deluderà le attese.