Nick Pride & The Pimptones – Go Deep (Légère Recordings, 03/06/2016) ITA

LEGO_104_CD_1500x1500px_cmykNick Pride & The Pimptones è un gruppo di fuggiaschi dal Northen Soul che caratterizza Newcastle Upon Tyne, la città in cui operano guidati dal chitarrista, principale scrittore e arrangiatore, Nick Pride. Si rifugiano in una sinuosa e sensuale miscela di funk, soul e jazz, debitrice in minima parte all’Acid Jazz, attingendo cospicuamente al funk sofisticato, al retro-soul e ad un originale jazz camaleontico, che sorregge in perfetto equilibrio la ricerca alchemica di una sorta di Santo Gral sonoro caratterizzato da insistenti e misurate scorribande up-funk. La sezione degli ottoni è spettacolare e spesso la fa da padrone con i musicisti liberi di svariare con disinvoltura ed eleganza su impenitenti ritmi di basso e batteria. Quando ai Pimptones viene voglia di rallentare si ha quasi l’impressione di ascoltare i Working Week alle prese con le musiche di Stan Getz. Non disdegnano atmosfere riflessive da cuore spezzato come accade in “Dont Break Her Heart” dove i toni si fanno decisamente riflessivi evocando i fantasmi di Percy Sledge e Sam Cook.

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I Pimptones sono eccellenti musicisti, provvisti di gusto e interesse per il dettaglio. Gli arrangiamenti sono essenziali, con armonie ricercate, tesi a rispettare l’assunto iniziale di Nick, che ha cercato di mantenere il suono ancorato alle radici, all’ispirazione originale, desideroso di essere il più diretto possibile, realizzando una profonda combinazione di funk grooves e blue eyed soul catturati dal vivo, in studio di registrazione, per congelare sul disco tutta l’eccitazione dei musicisti, evitando le collaborazioni esterne che avevano caratterizzato i precedenti lavori, proprio per conservare l’intimità e l’entusiasmo della band. Si è mantenuto tutto dentro lo studio, cercando di non dissipare l’intensità, l’urgenza e la magia del suono di questi affascinanti hip cats.

Nei precedenti album, come pure nel corso delle esibizioni dal vivo, Nick Pride & The Pimptones erano soliti a ricorrere a una serie di cantanti, tra le quali giova ricordare la splendida voce di Jess Roberts, ma in questo caso, forse conseguenza della evoluzione musicale e della consapevolezza acquisita, si è deciso assumere in pianta stabile una nuova regina del soul, Miss Beth Macari, che di sicuro non sfigura al confronto con le precedenti cantanti.

hqdefaultIn realtà la voce di Beth deve essere piaciuta molto ai ragazzi giacché il disco non presenta, a differenza dei precedenti, alcun brano strumentale.

Canzoni, quindi, ma è necessario sottolineare come  la loro struttura sia, in definitiva, abbastanza confinata in un preciso modello di sviluppo, con iniziali sensazioni vocali di soul macchiato di funk, sviluppo dello special centrale di moderata improvvisazione di stampo jazz e ritorno al tema iniziale. Si tratta di un jazz caleidoscopico che con le sue innumerevoli sfaccettature sa adattarsi alle varie anime del disco, sorreggendolo, una musica che evoca il cool jazz come le introspezioni world music di Charlie Haden. Il tutto, ripeto, in una condizione di perfetto equilibrio.

Facile citare “Baby Can We Start Again”. E’ una canzone irresistibile con il suo incedere saltellante e cori accattivanti contrappuntati da una sezione di ottoni senza sbavature. Infatti è uscita su singolo ad anticipare il lavoro sulla lunga distanza. Ma tutto il disco è apprezzabile, ideale colonna sonora per l’estate alle porte, ma musica senza stagioni che potrà riscaldare i vostri cuori nelle fredde giornate d’inverno.

Se ancora non lo si è capito, gran disco.

Voto: 8/10

Schoolboy Johnny Duhamel

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