Un bel disco, suonato e cantato da una ragazza e due ragazzi di Exter. Un bell’album, di quelli che non è facile ascoltare di questi giorni. Un debutto per mezzo del quale, fin dalla prima canzone, questi rivoluzionari ci mettono in guardia sulle loro intenzioni. Il desiderio di lottare per un ideale e l’ostinazione nello credere che la musica possa ancora cambiare il mondo, perché il cambiamento comincia di fronte allo specchio del proprio bagno.
Non son più i tempi dei grandi movimenti degli anni ‘60s e ’70, ma i Muncie Girls ci investono senza problemi col vortice dei loro ideali, di quello in cui credono, la loro passione, cercando di coinvolgerci fin dalle primissime battute. In “Learn in School” Lande Hekt ci rammenta, quasi a svelare un sortilegio al quale siamo tutti assoggettati, che “Ci sono così tanti di noi e ci sono così pochi di loro, e siamo tutti pensando la stessa cosa, è solo una questione di quando”. Sembra ci sia ancora, per fortuna, qualcuno che voglia il mondo e lo voglia adesso.
E’ un documento programmatico, il risveglio di un inno, il pieno di creatività. Fiducia ed ispirazione. “Prova e lasciare il proprio piccolo segno su questa terra, non lasciare che il tuo valore sia sminuito, non c’è niente che non si può imparare”, continua Lande.
La sensazione che si percepisce è quella di una consolidata sicurezza, il desiderio di lasciare un segno nel mondo, sia quando si canta di femminismo, in “Respect”, che quando si cercano di esorcizzare i propri timori in “Gone with the Wind”.
Sono tre adolescenti, perché il rock è ad esclusivo appannaggio degli adolescenti, che hanno iniziato il loro percorso tra spettacoli punk e bar di quartiere, sorretti dal malcontento ed ansia provocati dal dover affrontare le afflizioni della vita come giovani/adulti. Il risultato è una ribellione ambiziosa e struggente contro le norme sociali, dalla politica alle relazioni interpersonali.
Il titolo dell’album è un riferimento a “The Bell Jar” di Sylvia Plath ed è un’esplorazione dinamica ed emozionale del punk e indie rock sorretta da decise venature garage/pop. Un lirismo sobrio e secco che ricorda per certi aspetti la letteratura americana classica.
Un disco da avere, non fatevelo sfuggire.
“If the kids are united then we’ll never be divided”.
Peace & Love!