I Maff provengono da quel grosso gigantesco calderone di musica rumorosa che si chiama Santiago del Cile e che con il passare del tempo diventa sempre più qualche cosa da tenere conto per tutti gli appassionati.
Se altre band cilene come Follakzoid, La Hell Gang, Holydrog Couple e Chicos de Nazca si caratterizzano per un orientamento tipicamente psych, la musica di questi ragazzi trae ispirazione principalmente da sonorità tipiche della wave degli anni ottanta e soprattutto da band che ebbero il loro momento di gloria all’inizio degli anni novanta. Ride, Jesus and Mary Chain, My Bloody Valentine e i soliti Sonic Youth costituiscono dei validi punti di riferimento, anche se ascoltandoli a me francamente viene spontaneo tirare in ballo un’altra band che piaccia oppure no, assieme agli Strokes, è stata forse quella maggiormente influente a partire dall’inizio del nuovo millennio. Cioè gli Interpol. Basta ascoltare le melodie elettriche e allo stesso tempo dark, oscure e malinconiche di ‘Linger Around’ e ‘Walking On Fire’ per cogliere riferimenti in direzione della band newyorkese come per quel fascino immortale tipicamente Joy Division (‘Million Year Picnic’) e che alla fine è praticamente una costante sin da quando quei quattro ragazzi di Manchester calcarono le scene oramai quasi quaranta anni fa.
Con questo EP i Maff compiono all’atto pratico quello che è una specie rinnovamento, se vogliamo pure l’ennesimo, di una lunga tradizione che a partire da ‘Unknown Pleasures’ fino ad arrivare al successo dei già citati Interpol, degli Editors e dei National si è andata forse modificando nel tempo, ma senza mai deviare da quell’orientamento e quella ispirazione neo-sensibilista (particolarmente struggenti i sei minuti di ‘Someday’) cui in qualche modo tutti, ma proprio tutti, siamo e saremo sempre devoti.