King Gizzard & the Lizard Wizard – Quarters! (Heavenly Recordings, May 21, 2015)

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King Gizzard & the Lizard Wizard – Quarters! (Heavenly Recordings, May 21, 2015)

I King Gizzard & the Lizard Wizard sono esattamente quelli che definirei come dei cazzoni. Sin dalla fondazione della band nel 2010 a Melbourne, Australia, e in un succedersi febbrile di pubblicazioni discografiche, questi hanno attraversato in lungo e in largo tutti gli orizzonti possibili della musica psichedelica distinguendosi da subito per un approccio che se da una parte riprendere quel sound tipicamente ‘Freak Out!’ di Frank Zappa, ti fa per forza pensare per forza anche alla caleidoscopia dei Flaming Lips e infine anche a una certa musica garage. Del resto ci troviamo davanti a musicisti sicuramente bravi, ma la cui finalità non è sicuramente quella di coltivare, eccellere per quello che riguarda una specie di perfezionismo maniacale e tecnicismi.

La musica psichedelica dei King Gizzard & the Lizard Wizard si caratterizza invece per essere in qualche modo irriverente, quasi punk nell’atteggiamento, e allo stesso tempo stralunata come quella di Marc Bolan nel suo periodo più folk e allucinato. Sicuramente c’è una componente fortemente ironica e che da questo punto di vista pone la band su un piano dimensionale radicalmente da quello dei loro connazionali Tame Impala. Qui del resto non abbiamo nessun tipo di atteggiamento o di postura particolare. La musica dei King Gizzard è pura espressione. Solo feeling. Divertimento allo stato puro.

Ne consegue che non tutto quello che pubblicano sia chiaramente in qualche modo eccellente oppure memorabile. Ma i loro dischi costituiscono tutti finora in qualche modo degli episodi interessanti e delle valide forme di ‘entertainment’.

Tra questi un posto speciale è sicuramente occupato da questo dischi qui, ‘Quarters!’ (particolarmente degno di attenzione l’artwork, bellissimo e opera del solito Jason Galea) che uscito in Europa il 21 maggio per la Heavenly Recordings costituisce un’anomalia se non altro per la lunghezza delle tracce, quattro in totale, tutte rigorosamente, e come se si volesse fingere di voler seguire un qualche schema prestabilito, dalla durata di dieci minuti e dieci secondi.

Questa considerazione potrebbe scoraggiare gli ascoltatori, che invero potrebbero pensare di ritrovarsi davanti a qualche cosa di troppo difficile. Ma non è così. Il disco in verità è una summa, una esaltazione suprema della follia di questa band che, libera come mai di spaziare, in questi quaranta minuti di viaggio dà sfogo a tutta la propria acidità e fervida immaginazione. La cosa più interessante del resto è proprio come sia con il passare dei minuti che la musica divenga man mano sempre meno legata a degli schemi tradizionali della musica psichedelica più degli anni settanta che sessanta, fino a sfociare in una specie di delirio totale fatto di un mix acidissimo di surf, garage e psichedelia pop e dove a un intelligente uso delle chitarre fanno da sottofondo bambini che piangono oppure gatti che miagolano. Dove sarebbe la differenza del resto? I felini evidentemente ci piacciono così tanto proprio perché ci ricordano dei bambini. Deve essere qualche cosa di ancestrale. Forse ci ricordano prima di tutto delle piccole scimmie infatti. Quindi dei bambini. Non c’è nessuna differenza appunto, forse una volta eravamo la stessa cosa, solo che noi abbiamo dimenticato come si fanno le fusa. I King Gizzard & the Lizard Wizard invece evidentemente no. Et voilà insomma: un disco che definirei ‘quattro stagioni’!

@sotomayor

Pubblicato da Emiliano D'Aniello

'Who killed Jesus? It wasn’t the Pharisees, or the crowd. Who was it?'

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