Gli Stooges indicano la strada – Capitolo 4

Psychedelic Stooges

Un bel giorno decise di accomodarsi nella MG rossa di Vivian Shevitz, che con due amiche, stava per percorrere i duecento chilometri che dividono Detroit da Chicago. Era deciso a diventare un batterista blues e voleva imparare nell’università del blues. Capì subito, che quella era roba per gente di colore e che mai gliel’avrebbe fatta. Telefonò allora a Ron chiedendo che lo andassero a riprendere. Era ospite del bluesman Bob Koester e dormiva in un ripostiglio, sul pavimento. Gli Asheton arrivarono con Scott Richardson e subito ebbero l’impressione che Koester fosse troppo effeminato ritenendo opportuno dargli una bella ripassata, con Ron che gli puntava la luce negli occhi improvvisando un interrogatorio alla Gestapo. Jim era stato tutto buono nei giorni precedenti, sbrigando le faccende domestiche e chiacchierando amabilmente. I suoi nuovi amici erano teppisti e lui doveva recuperare il tempo perduto e per raggiungere l’obiettivo era necessario compiere l’atto più scioccante, ma non istintivamente, ma ragionato. Riempì un bicchiere di pipì e cercò di farla bere al vecchio Bob.

Fu un’esperienza da deficienti, ma anche catartica, perché tutti sono d’accordo che quello fu il momento in cui gli Stooges cominciarono a prendere forma.

Iggy lasciò l’università alla fine del primo trimestre e una delle sue ex ragazze ha dichiarato che rimase stupita dal cambiamento in corso. Iggy sostiene di aver imparato molto più da autodidatta, frequentando la biblioteca dell’università, che seguendo le lezioni del suo corso di antropologia. Di sicuro i pomeriggi trascorsi in biblioteca contribuirono a formare l’immagine di Iggy Pop, perché fu lì che vide questo libro illustrato sull’antico Egitto, dove lesse che i faraoni andavano sempre in giro a busto scoperto. Se lo facevano loro, che erano poco meno del dio in terra, perché non avrebbe potuto farlo Iggy Pop.

Gli Stooges avevano cominciato a provare, ma la loro leggenda tardava a manifestarsi, tanto che per sei mesi furono solo prove, senza concerti. Provavano nel cosiddetto “Stooge Time”, da mezzanotte alle sei del mattino, perché gli Stooges amavano la notte. La gente di Ann Arbor era incuriosita dal fatto che quel gran chiacchierone di Jimmy non lasciasse trapelare nulla e che quando gli si chiedeva cosa stesse facendo si limitava a dire “sto provando con la mia nuova band”.

Scotty on drums
Alcuni, come John Sinclair, sostengono che i Dum Dum Boys fossero programmati da Iggy, altri che gli Asheton esercitarono una grossa influenza su Iggy che adottò i loro valori e assunse il suo personaggio seguendo i loro modelli. Altri colleghi musicisti, come Scott Richardson affermano probabilmente il vero suggerendo che “Per quelli che ne capivano davvero, Ron era la forza creativa che muoveva tutto”. Ora, basti pensare a tutto quello di buono realizzato da Ron dopo gli Stooges e alle nefandezze realizzate da Iggy dopo aver cantato nei due dischi del 1977 di David Bowie, nel periodo in cui tutto quello che il Duca Bianco toccava diventava oro.

Insomma, tutta la comunità dei musicisti di Ann Arbor non stava più nella pelle curiosi di ascoltare la nuova creatura che si esibì col nome di Psychedelic Stooges, per la primissima volta, la notte di Halloween del 1967, a casa di Ron Richardson in State Street.

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Iggy con camicia vittoriana, cuffia di gomma in testa con attaccate strisce di alluminio, a formare una parrucca argentata. Scotty aveva composto un kit di batteria con vecchi bidoni di petrolio su cui aveva scritto OM, dipinto l’occhio alato di Horus e vari simboli spirituali copiati dai libri di Zander. Iggy sedeva a gambe incrociate suonando una chitarra hawaiana con tutte le corde accordate sul Mi. Scott scandiva un Jungle Beat alla Bo Diddley, Ron suonava un basso ultra distorto e carico di effetti mentre Dave si limitava e regolare i potenziometri e a sbattere l’amplificatore di Ron contro le casse.

Ron on knee

Sabato 5 luglio 1969 e a Pottawatamie Beach gli Stooges iniziano il loro set con 1969, poi Iggy guarda con aria di sfida il pubblico del Saugatuck Festival e dice: “Vorrei dedicare il nostro set a Brian Jones, il Rolling Stone morto. Meglio essere morti che essere qui”, poi parte il delirio di metallo, feedback e perdita di controllo. Cub Koda, dei Bronsville Station, assiste al concerto mentre il pubblico impazzisce, oppure è indifferente se non ostile. Dave infila il manico del suo basso Morsite nella fessura dei due amplificatori Marshall, Ron getta la Statocaster sul pavimento per suonarla con i piedi. Scott, memore del racconto dei Who al Cavern, distrugge il suo set di batteria. Iggy si contorce, si piega e si tende sul pavimento come un indemoniato col volto coperto di sangue. Cub vede qualcuno che si fa largo a gomitate. E’ Muddy Waters che deve chiudere il festival ed é lì, incuriosito, che assiste al “numero Stooges” e lo sente esclamare: “Non mi piace, questi ragazzi devono trovare il loro numero”. E allora Cub gli dice che quello è già il loro numero.

Johnny Schoolboy Johnny

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