Follakzoid – III (Sacred Bones Records, 2015)

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Follakzoid – III (Sacred Bones Records, 2015)

Il sound dei Follakzoid viene definito da molti come ‘ripetitivo’. Una definizione che in questo caso specifico avrebbe la pretesa di essere negativa e voler sottolineare oltre che una certa pochezza nell’inventiva del trio di Santiago del Cile relativamente la qualità delle composizioni, soprattutto quella che sarebbe una certa noia derivante dall’ascolto.

Naturalmente, detto che al solito ciascuno è lecito di esprimere quelle che sono le proprie opinioni e che si sa, non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, personalmente ritengo che limitarsi a catalogare e etichettare in questa maniera quello che è il sound di questa band sia assai limitativo e che una lettura di questo tipo andrebbe invece rivista e riconsiderata alla luce di quello che è il concept che questa si propone di portare avanti. Quindi cogliere appieno i contenuti anche ideologici della musica dei Follakzoid.

Due anni fa, anno 2013, la pubblicazione di II che a dispetto del nome era stato il primo lp della band e anticipato di qualche mese dalla pubblicazione di un ep, aveva riscosso più o meno riscontri positivi presso la critica di settore e dato a questi ragazzi una certa notorietà. Nel corso del 2014 hanno girato praticamente tutto il mondo per promuovere il loro disco e tra le varie date hanno suonato anche al Primavera Sound di Barcellona. Dato che c’ero, posso dire che anche dal vivo le sonorità della band si confermano assolutamente ipnotiche e che assistere a un loro live è un’esperienza tipicamente acida come nella giusta tradizione della musica psichedelica.

Già annunciati nella line-up del prossimo Austin Psych Fest, nel marzo di quest’anno la band ha pubblicato il secondo lp in studio, che si intitola III e che come i lavori precedenti esce per l’etichettà Sacred Bones Records di Brooklyn.

Come detto, come spesso succede per quelle che sono al primo giro considerate più o meno delle ‘next big thing’, l’accoglienza riservata dalla critica appare essere stata finora abbastanza modesta, ma invero questa freddezza è ingiustificata dato che con questo disco la band, se possibile, perfeziona quella che è la loro idea di musica. Registrato agli BYM Records di Santiago del Cile (La Hell Gang, The Holydrug Couple, Chicos de Nazca…), la band si è avvalsa della collaborazione di Atom TM aka Uwe Schmidt per perfezionare il suono dei synth e migliorare quanto di buono avevano già mostrato con il disco precedente.

Missione compiuta per quanto mi riguarda. Parlare delle singole tracce, sono quattro in totale per oltre quaranta minuti di musica, non ha molto senso in questo caso. In un disco come questo del resto la forma canzone, come la volontà di ricercare una qualche melodia costituiscono meno che dettagli; sarebbero infatti persino degli ostacoli al proseguire nella direzione di dare alle proprie composizioni musicali una forma quanto più minimalista possibile. In un caso come questo del resto non parlerei di ‘spazio’ e neppure di kraut-rock. La ricerca dei Follakzoid (foll-aok-zoid) non è ossessiva e neppure in qualche modo apparentemente maniacale. Quella che traspare è invece una certa calma. Quella stessa calma che hanno tutti i matti oppure gli schizofrenici di questo pazzo-pazzo mondo nello svolgimento delle loro regolari stravaganze.

@sotomayor

Pubblicato da Emiliano D'Aniello

'Who killed Jesus? It wasn’t the Pharisees, or the crowd. Who was it?'

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