
December 31, 2015
Chiudiamo questo anno 2015 e la prima fase di questo esperimento editoriale, questo divertissement con una five-questions interview a uno dei blogger e scrittori e più grandi conoscitori e appassionati di calcio e musica che io abbia avuto modo di conoscere nel corso della mio percorso di vita come cibernauta. Aniello Luciano aka ‘AL82’ oppure ‘Everybody Hertz’ scrive (bene) di calcio e di musica e in tutte e due le occasioni lo fa mettendoci grande passione e cercando di stabilire un contatto, creare una connessione virtuale tra sé e le persone che leggono e quelle di cui racconta. Non a caso mi ha giustamente corretto quando dice che sul suo blog musicale, ‘So Fresh, So Clean’ invece che recensire, racconta invece quelli che secondo lui sono progetti musicali che ingiustamente passano inosservati tra miliardi di dischi che vengono prodotti e escono ogni anno. Il confronto in questo caso stato di conseguenza anche una occasione per parlare di musica e di quella che è sua top ten delle pubblicazioni discografiche dell’anno. Una lista diversa da quelle solite (tenete d’occhio anche il suo profilo Spotify, alias ‘Eddie Verso’) e che conferma il suo interesse a confrontarsi con realtà musicali e culturali differenti. Un interesse che lo ha poi portato a collaborare con MondoFutbol, testata giornalistica online nata da un’idea di Carlo Pizzigoni e di Guido Montana e per la quale occupa il ruolo di caporedattore. Abbiamo allora parlato di calcio e di calcio applicato alla musica (e viceversa) e lo ho sfidato a far ‘ballare’ un mio undici messo in campo con il 4-3-3. Lui ha rilanciato e gli prometto che nei prossimi giorni cercherò di ribattere adeguatamente e nei limiti delle mie conoscenze calcistiche. Che altro aggiungere? Lo ringrazio ancora per aver risposto alle domande e per aver giocato con noi e per la sua disponibilità e cortesia. Inoltre, poiché questo qui è l’ultimo post dell’anno, faccio ovviamente i miei migliori auguri a lui e a tutti quelli che leggono (ma pure a quelli che non leggono). Come avrebbe detto mia nonna, vi auguro tutto il meglio per quello che desiderate dalla vita.
1. Ciao Aniello. Ti ho conosciuto come AL82, l’alias che adoperi quando scrivi su Interista sempre, l’unico blog a tema calcistico che seguo con una certa regolarità, per i contenuti e la particolare attenzione verso la crescita e la formazione dei giovani calciatori del vivaio nerazzurro. Ma tu sei un grande appassionato, oltre che di calcio e di Inter, anche e soprattutto di musica. Cominciamo da quella che è la tua attività “scrittoria” connessa alla musica. Dal 2011 scrivi su un tuo blog, So Fresh, So Clean, che ammiro particolarmente per due ragioni in particolare. La prima: riesci a descrivere un disco con poche parole, scegliendo deliberatamente di lasciare maggiore spazio a quello che poi conta veramente, cioè la musica. La seconda è la tipologia di dischi di cui decidi di parlare, scelte che trovo sempre originali e che costituiscono un dato sicuramente in controtendenza con la maggior parte dei blog e le webzine a tema musicale. Comincerei da qui, ecco. Ultimamente mi sembra tu abbia ridotto l’attività per quello che riguarda il blog, come mai? A parte questo, ci racconti qualche cosa sulle modalità di scelta. Se c’è (o c’era) un qualche filo connettore tra i dischi che sceglievi di recensire di volta in volta. Te lo chiedo anche perché io adesso scrivo su questo piccolo blog, ma effettivamente non riesco a capire se in questa cosa ci sia un qualche perché particolare. Una mission. Qualche cosa del genere. Penso che la finalità di uno spazio di questo tipo sia sempre duplice: da una parte esprimere in ogni caso se stessi attraverso dei contenuti che possono essere di vario tipo (in questo caso musicali); dall’altra quella di cercare un confronto con le varie parti interessate alla questione e in questo caso quindi ascoltatori e appassionati oppure gli stessi musicisti. Ma per quello che riguarda me stesso in particolare, non mi sono ancora fatto un’idea precisa.
Ciao Emiliano, e grazie per avermi invitato. Partiamo da una premessa: sono sempre stato un onnivoro musicale. La curiosità, un carattere abbastanza introverso e il gusto per la scoperta hanno fatto il resto. Tutto ciò, purtroppo, si è sempre scontrato con una mai sopita irrequietezza di fondo. Qualcosa mi portava sempre a cambiare, a forzare le scelte, a “modificar(mi)”, ma soprattutto a nascondermi. So Fresh, So Clean non è il mio primo blog e suppongo che non sarà nemmeno l’ultimo, anche se da un certo punto di vista lo spero, perché, a mio modo, ci sono affezionato. Ho sempre scritto per il piacere di scrivere. Poi un giorno, dopo una chiacchierata con Emidio Clementi, che teneva un corso di scrittura al quale mi ero iscritto durante gli anni universitari, ho preso coraggio ed ho fatto il passo: aprirmi al web. Post fata resurgo, insomma. Parlare di musica, ma farlo con enorme rispetto, in punta di penna. Così, in un mondo in cui si producono miliardi di dischi all’anno, mi sembrò un passo naturale raccontare di quei progetti ingiustamente passati inosservati. Raccontare e non recensire. L’idea basilare era ed è quella di ricordare, in primis a me stesso, che a volte la visibilità non è tutto e che si può emergere anche proseguendo col proprio passo. In una visione piuttosto romantica del rete, volevo creare una connessione virtuale fra me e l’artista e/o la band attraverso la musica. Un modo per dire “guarda, ciò che volevi esprimere in note e parole, nel suo piccolo, mi è arrivato, anche a miglia e miglia di distanza”. Così mi sono ritrovare a scrivere di un rapper zimbabwese (Loui The Zu), scambiarmi mixtape con un producer californiano (QBLA), innamorarmi delle voci delle donne Lao (Kink Gong) o del violino di Jyotsna Srikanth.
La musica è il desiderio dei desideri, diceva il compianto Edoardo Sanguineti. Io continuo ad appagarlo, ma, per questioni di tempo, non più attraverso le parole. Ho in mente qualcosa per tenere in vita So Fresh, So Clean. Nel frattempo mi diverto a creare playlist su Spotify con l’alias “Eddie Verso”.
2. Questa five questions-interview capita negli ultimi giorni di questo anno 2015. Mi sembra di capire che le classifiche ti piacciano parecchio; del resto io ricordo bene che negli anni precedenti eri solito tirare le somme di quelle che erano state le pubblicazioni discografiche degli ultimi trecentosessantacinque giorni. A questo punto, la prossima domanda si scrive praticamente da sola. Ti andrebbe di provare a fare una qualche tua lista per quello che riguarda l’anno trascorso, magari specificando quelle che sono state le uscite più significative? Hai tutto lo spazio che vuoi ovviamente!
Già, è vero. Ricevendo tanti imput e, di contro, non disponendo di una memoria da elefante, mi aiuta raggruppare quello che mi è piaciuto in una lista, da tirare fuori all’occorrenza. Lo faccio anche per i serial tv, che sono un’altra mia grande passione. Tornando alla musica, e votando “To Pimp A Butterfly” di Kendrick Lamar mio disco dell’anno, improvviso al volo, in ordine assolutamente arbitrario, una top ten di esordi discografici (o quasi), roba da “So Fresh, So Clean”, per intenderci.
1) Annabel (Lee) – If Music Presents: By The Sea… and Other Solitary Places
2) Ibeyi – Ibeyi
3) Injury Reserve – Live from the Dentist Office
4) Acre – Better Strangers
5) Cara Stacey – Things That Grow
6) Africa Express – Africa Express Presents Terry Riley’s In C Mali
7) Cummi Flu – Z
8) Kamasi Washington – The Epic
9) Mbongwana Star – From Kinshasa
10) Cool Uncle – Cool Uncle
3. Alla fine dobbiamo per forza parlare di calcio. Secondo quello che sarebbe lo stereotipo tipico, un calciatore è per forza ignorante, facilone e amante delle discoteche e della bella vita. Conseguentemente lontano da tutto quello che abbia a che fare con la musica rock e una certa realtà sociale e culturale. Tu sei un grande ascoltatore di musica e un grande appassionato di calcio. Secondo te questo stereotipo oggi ha ancora senso di esistere? Oppure magari oggi ha più senso rispetto a ieri. Nel senso che il calciatore è sempre di più una figura che va definita secondo una serie di schemi prestabiliti e che lo accostano per forza al mondo delle veline oppure dei talk-show da intrattenimento televisivo invece che al rock’n’roll oppure il mondo del cinema, dell’arte, della cultura. Che poi, ti chiedo, esiste veramente questa differenza? Cioè, è così marcata la distanza tra questi mondi o sono invece solo apparentemente lontanissimi? Nella specie, il calcio e la cultura. Ma già che ci siamo ti faccio la stessa domanda anche per quello che riguarda le differenze vere o presunte tra una certa cultura alta e quello che potrebbe essere invece l’intrattenimento e la comicità da ‘Bagaglino’.
Cosa guardi, legga o veda un calciatore non mi tange in maniera particolare e di certo non influenza la mia idea, piuttosto pasoliniana, su questo sport: il calcio è linguaggio, con i suoi segni e codici. Pertanto, in quanto veicolo di idee e attività che richiede studio e acquisizioni esperienziali, non lo pongo su un piano, alto o basso che sia, diverso da quello occupato dalla cultura comunemente detta. Le leggi che governano il pallone sono le stesse a cui sottostiamo nel nostro quotidiano. È arte, frivolezza, vita. Una massa inscindibile. Io stesso passo tranquillamente da un lavoro etnomusicologico al pezzo da classifica, così come da un saggio sui miti nordici alla rivista patinata. Non lo vedo come un problema.
4. Una delle cose più belle io abbia letto di calcio, è la descrizione del goal di Rincon alla Germania durante il Mondiale di Italia ’90, quello delle ‘notti magiche’. Galeano scriveva: ‘Accadde nel Mondiale del 1990. La Colombia aveva giocato meglio della Germania, ma stava perdendo 1-0 e si era oramai nell’ultimo minuto. La palla arrivò al centro del campo. Vagava in cerca di una corona di capelli elettrizzati: Valderrama ricevette il pallone di spalle, si girò, si liberò di tre tedeschi che lo sovrastavano e passò a Rincon, e Rincon a Valderrama, Valderrama a Rincon, tua e mia, mia e tua, toccando e ritoccando fino a quando Rincon diede una falcata da giraffa e si ritrovò solo davanti a Illgner, il portiere tedesco. Illgner copriva lo specchio della porta. Allora Rincon non calciò la palla, la accarezzò. E lei scivolò, dolcissima, tra le gambe del portiere. E fu gol.’ Questa per quanto mi riguarda è molto più che semplice cronaca calcistica, ma vera e propria letteratura, poesia applicata al calcio. Una volta, soprattutto quando si descrivevano i cosiddetti numeri dieci e in particolare i calciatori sudamericani che davano del ‘tu’ al pallone, si diceva che questi danzavano con la palla. Nel nostro immaginario, che poi era mutuato da quello della generazione precedente e nella quale l’uomo venuto da lontano aveva la genialità di uno Schiaffino, questi calciatori avevano un fascino particolare e erano portatori di una cultura che era effettivamente in qualche modo veramente musicale e legata ai paesi di provenienza, quelli del continente sudamericano, crogiuolo e punto di incontro e crocevia di razze e genti provenienti da ogni parte del mondo. Oggi le cose sembrerebbero cambiate e sui campi da calcio dei campionati europei vediamo meno figure di questo tipo. Ci sono ancora secondo te dei calciatori che danzano con il pallone e che si muovono a tempo di musica? Facciamo un gioco. Ti elenco numero undici giocatori messi in campo rigorosamente con il 4-3-3 e tu mi dici questi quale canzone potrebbero ‘ballare’. Eccoli. Gianluigi Donnarumma – Dario Srna, David Luiz, Diego Godin, Yuto Nagatomo – Joey Barton, Andrés Guardado, Charles Aranguiz – Jamie Vardy, Robert Lewandowski, Fabio Quagliarella.
Ah, se l’obiettivo era mettermi in difficoltà, potevi dirmelo prima (ride, ndr). Il calcio è un gioco e allora è giusto giocare. Donnarumma è campano come me, quindi viene naturale l’accostamento con la terra natia. Su due piedi direi “Introdub“ dei 24 Grana, uno dei gruppi della mia adolescenza e non solo. A Srna accosto il climax interrotto di “Fast “King Rashaa” Mercedes” dei Kadebostany. David Luiz è “Antillas” de El Guincho. Del resto il Brasile è la patria del movimento tropicalista. Godin, giocatore straordinario, mi sa tanto di musikdrama wagneriano. Nagatomo lo accosto ad un finto spot commerciale incluso in “Why don’t you play in hell?” un film di Sion Sono, di cui consiglio vivamente la visione. Una canzoncina buffa, un flash in cui un ragazzina promuove un dentifricio. Barton deve rappresentare per forza di cosa un sound che generi “rottura”: dico “Intelligence & Sacrifice” dall’omonimo album di Alec Empire, membro fondatore degli Atari Teenage Riot. Se penso al Messico e a Guardado la prima cosa che mi viene in mente sono i passi di “Jarabe Pateño”, un balletto folklorico tipico dello stato di Coahuila, reso celebre, con qualche errore di caratterizzazione, da uno dei più bei lungometraggi Disney: I Tre Caballeros. Un errore me lo concedo anche io con Aranguiz: lui, cileno, “suona” cumbia, che ha radici colombiane. Però è un ottimo pretesto per ascoltare “Cartagena! Curro Fuentes & The Big Band Cumbia and Descarga Sound Of Colombia 1962 – 72”, uno dei frutti squisiti della Soundway Records, che, in quanto inglese, introduce alla perfezione Vardy. Assist fornito dai Moloko, di Sheffield come l’attaccante del Leicester City, e dalla loro “The Time Is Now”. Lewandowski e Quagliarella? “Heroes” di Roni Size, il primo, e “Tarumbò” di Pino Daniele, il secondo. Che sudata! A questo punto, però, mi devi concedere anche tu un ballo: Bingourou Kamara (FC Tours), Karsdorp (Feyenoord), Stark (Herta), St. Juste (Heerenveen), Durmisi (Bröndby IF), Ceballos (Real Betis), Omar Abdulrahman (Al-Ain), Boufal (Lilla), Valdivia (Internacional), Edmilson Junior (Sint-Truiden), Werner (Stoccarda). Questo il mio sbilanciatissimo undici danzereccio e di “periferia”.
5. Chiudiamo parlando veramente solo di calcio questa volta e di quella che è la tua esperienza e collaborazione con MondoFutbol. Ci racconti qualcosa di questo progetto editoriale? Di cosa ti stai occupando nello specifico? Mi sembra di aver letto che ora segui in particolare la Jupiler Pro League (il campionato belga). Come procedi nello studio e nelle analisi del campionato? Guardi tutte le partite, segui la cronaca locale, ascolti il parere di addetti ai lavori, giornalisti e/o semplici tifosi e appassionati che seguono quel campionato? Mi piacerebbe sapere qualche cosa proprio su che tipo di lavoro svolgi. Chiudiamo infine con la segnalazione di quelli che secondo te hanno i numeri per essere due oppure tre tra i futuri crack del calcio europeo e internazionale. Dacci qualche nome e qualche contenuto inedito, qualche cosa con cui possiamo allo stesso tempo colpire e affascinare gli amici al pub.
MondoFutbol è una testata giornalistica online nata da un’idea di Carlo Pizzigoni e di Guido Montana, che sono rispettivamente il direttore responsabile e direttore editoriale. Io occupo il ruolo di caporedattore, circondato da una decina di ragazzi giovani, disponibili e molto preparati. Siamo un team di lavoro appassionato e convinto della bonta dell’idea del progetto. L’obiettivo è quello di coniugare l’amore verso il futbol giocato in ogni angolo del mondo e l’interesse verso le altre culture nel rispetto delle reciproche differenze. Più lingue per raggiungere più persone possibili, attraverso una piattaforma di contenuti in continua trasformazione, alla ricerca di nuove vie di comunicazioni. Insomma, non mancheranno succose novità. MondoFutbol si basa sull’idea di un calcio come diffusione di culture e di luoghi vissuti in via diretta. Curiosare con umiltà e con rispetto, così come abbiamo fatto per il Mostar Derby, il cui reportage sarà disponiibile online nei prossimi giorni sia sul nostro canale youtube che sulla nostra pagina facebook.
Tornando alle mie competenze, io seguo principalmente il calcio belga, un campionato ricco di talento e spunti: in media, grazie ad un calendario ben spalmato, guardo sei delle otto gare di giornata. Senza conoscenza diretta difficilmente mi metto alla tastiera. Il mio sguardo non è rivolto solo alla Jupiler Pro League. Mi capita di continuo che mi sposti verso altre latitudini. Ad es., quest’anno ho seguito la coppa dei campioni asiatica, il nordamericano u20, una parte del campionato egiziano, il derby di Casablanca o le squadre del nord Europa impegnate nei tornei UEFA. Per quanto riguarda i pronostici è facile toppare, soprattutto quando si tratta di ragazzi al primo assaggio di calcio vero. Un po’ di sere fa sono stato colpito da Jesús Marimón dell’Once Caldas, che ha mezzi atletici e caratteriali per arrivare ben presto al calcio europeo. Qualcosa mi dice che dalla Polonia, in ottica Europeo U21, verrà fuori qualche nome interessante. Su MondoFutbol abbiamo già parlato di Kowniacki, ma ci sono altri giovanotti che si stanno facendo notare. È un’area geografica non del tutto esplorata. Comunque sia, volendo esagerare, ho fatto una scommessa su un 2001 serbo del Red Star Niš. Si chiama Milutin Vidosavljević. L’ho visto giocare un paio di amichevoli con l’U14 serba ed ho avuto un’illuminazione. Secondo me ha le qualità per essere un futuro crack. Se l’intuizione è buona, ho un paio di birre pagate. Birre belga, non v’è dubbio.