
Ho inseguito questo disco per mesi. Ok, chiaramente e a causa di sollecitazioni di diversi altri amici e appassionati avevo ceduto alla curiosità e ero già stato protagonista di diverse sortite su bandcamp, dove lo avevo ascoltato in streaming, ma quando il disco è finalmente entrato in mio possesso, la fase dedicata all’ascolto ha allora costituito una specie di rito.
I Driftwood Pyre sono una garage psych band da Minneapolis, Minnesota, la stessa città dei Flavor Crystals di Josh Richardson, un’altra delle migliori band del genere in circolazione. I membri fondatori del gruppo sono Liam Watkins (voce, chitarra) e Aaron James (basso), completano la formazione Joe Werner (voce, chitarra), Courtney Olsen (batteria) e Marie DeBris (synth). Il loro primo LP eponimo, ‘Driftwood Pyre’, è uscito lo scorso 6 novembre per l’etichetta belga EXAG’ Records (la stessa di Helicon e Wooden Indian Burial Ground per intenderci) ed è praticamente una bomba.
L’apertura del disco è tipicamente garage. Si entra subito in medias res con ‘Man On A Wire’ e ‘The Day Nico Die’, una specie di rockabilly suonato alla velocità delle pale di un ventilatore in pieno agosto. Ma l’ascolto di questo disco a un certo punto diventa anche quello che si potrebbe definire come una specie di excursus nella storia della musica psichedelica degli ultimi venti o trent’anni e che tra episodi come ‘Creation’, una esperienza mistica e prossima allo stare in uno stato di sospensione eterea e lo psych più spinto di ‘Take Me To Your God’ oppure quello in stile Black Angels di ‘Paper Petals’, sfocia in alcuni brani come ‘Comatose’, ‘MAD’, ‘Keep On Moving On’ (con un cantato quasi à la Kurt Cobain) che mi hanno ricordato alcuni episodi di psichedelia di una band seminale e oramai leggendaria quale furono gli Screaming Trees di Mark Lanegan e dei fratelli Conner.
Una eterogeneità (solo presunta) che invece che apparire come uno stato di disordine, è un progressivo calarsi in una dimensione amniotica, un processo inverso a quello della partenogenesi, un ritorno graduale a una forma embrionale fino a quel grande mistero che è quello della creazione e dell’infinito. Praticamente un disco imperdibile.