Dead Ghosts – Love and Death and All the Rest (Burger Records, 16/10/15)

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Una cometa fiammeggiante solca i cieli di Vancouver, lasciandosi dietro una scia di suono garage primordiale, sporcato da chitarre spettrali impollinate di rockabilly e suoni che percorrono l’autostrada Heartbreak Hotel, lastricata di telepatia e distorsione minimale controllata da esili pedaliere.

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Batteria ossessiva, percossa con corna di bisonte dissotterrato nella Death Valley. Tastiere omeopatiche all’acetone pervadono il nuovo suono, maestoso, delle Highway, autismo contro i primi tre LP Gun Club.

Degenerati con pistole raggrinzite, pochi clienti selezionati nel portfolio, anelito rehab vanificato da vortici sonici perpetui, che appagano i sensi con geometrie futuriste di arrangiamenti assopiti. Bisognosi del pubblico senza poterlo sopportare tutti i giorni. Esperienza che erode la resistenza del conformismo.

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Remano contro e ci conducono, mentre sono condotti. Blues metafisico di suono grandioso, urgenza strumentale asservita alla sottrazione di oggetti di desiderio fortemente voluti, che cessano di interessare appena raggiunti.

Malvagi allontanati dal grembo materno, erranti nell’incanto dell’apparenza che stritola le esistenze.

Esperienza viscerale di suoni maligni e viziosi, con testi acuti che colpiscono le zone sensibili delle nostre anime.

E’ un disco bellissimo e le nostre esistenze non saranno più le stesse.

Francesco Belli aka Schoolboy Johnny Duhamel

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