Cinque domande a Andrea Angus Pelli sul mito, Vasco Rossi, l’unica rock star italiana possibile

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Meeting People Is Easy: Cinque domande a Andrea Angus Pelli sul mito, Vasco Rossi, l’unica rock star italiana possibile.

January 26, 2016

Vasco Rossi è senza dubbio la più grande rock star italiana. Anzi. Secondo Andrea Angus Pelli, artigiano, che vive e lavora a Parma, Vasco Rossi è l’unica vera grande rock star italiana. Una affermazione che farà sicuramente storcere il naso a molti, così come potrebbe invero raccogliere larghi consensi tra quelli che sono i suoi ammiratori storici e quelli lì più giovani. Personaggio sulla cresta dell’onda da oltre trent’anni, Vasco ha sempre vissuto la vita, quella ‘vita spericolata ‘ di cui parla in una delle sue tante celebri canzoni, al massimo. Si sono susseguiti negli anni comportamenti sopra le righe, concerti che hanno raccolto miglia di appassionati ogni volta, successo e quelli che sono gli inevitabili acciacchi e problemi che tutti noi possiamo avere nella vita. Secondo molti avrebbe dovuto ritirarsi già da tempo e non avrebbe più nulla da dire, ma come si può arrivare a sostenere una cosa di questo tipo se invece poi continua ad avere un seguito che almeno in Italia si può sicuramente definire senza pari. Come si fa allora a parlare di Vasco se questi in qualche modo si esaurisce in se stesso. Possiamo parlarne, ne consegue, solo attraverso quello che è il rapporto viscerale che riesce a instaurare con i suoi ascoltatori e così abbiamo fatto questa volta. Angus è un amico, il migliore amico possibile per quanto mi riguarda, così allora ringraziarlo per questa chiacchierata mi sembra quasi inutile. Facciamo allora semplicemente che gli devo una bevuta. Ci trovate al Carapils di Monticelli Terme, Parma. Ciao ragazzi.

1. Angus, la prima domanda che ti faccio è probabilmente quella più personale. Tu sei nato nel 1978 e il primo album in studio di Vasco, di Vasco Rossi, intitolato ‘… Ma cosa vuoi che sia una canzone…’, esce proprio quell’anno. Caso oppure no, Vasco Rossi ha costituito una figura costante nel corso della tua vita e questo sin da quando eri bambino, è così? Come hai scoperto Vasco? Ci puoi dire, ammesso tu riesca a metterlo bene a fuoco, che ruolo ha avuto la sua figura, oltre che la sua musica, nel corso della tua vita? Questo in particolare durante gli anni dell’infanzia e poi dell’adolescenza, fino al conseguimento della maggiore età.

Ciao nani! Intanto grazie mille per aver scritto queste fantastiche domande e per aver pensato a me per questa intervista, chiacchierata, riflessione. Viaggio. Chiamala come ti pare insomma.

In effetto è proprio come dici, il personaggio pubblico ‘Vasco Rossi’ è sempre stato presente nella mia vita.

Ricordo di aver scoperto Vasco grazie ai miei fratelli più grandi (che hanno rispettivamente otto e nove anni più di me). All’inizio, chiaramente, lo ascoltavo per emulazione. Ascoltavo tutto quello che ascoltavano loro e quello che ascoltava mia sorella, come ad esempio i Wham, gli Spandau Ballet, Ah-Ha ecc. ecc. Tanto è vero che ancora oggi alcune canzoni come ‘Last Christmas’, ‘Careless Whisper’, ‘Gold’ (e tantissime altre), che sono generalmente considerate come ‘la merda degli anni ottanta’, mi emozionano tantissimo. A margine e senza divagare, ti dico che ovviamente non considero tutta questa musica ‘merda’ né il punto più basso raggiungibile nel mondo della musica.

Ma parliamo di Vasco. I miei fratelli e io di conseguenza, hanno cominciato ad ascoltare Vasco nel 1982. Il primo vinile acquistato fu ‘Vado al massimo’. Avevo quattro anni all’epoca e non ho grossi ricordi al riguardo. Il primo ricordo chiaro che ho della sua musica, sono certo sia invece la cassetta di ‘Cosa succede in città’, che uscì nel 1985. A furia di ascoltarla, ho praticamente distrutto quella cassetta e questo non ho un modo di dire: si è proprio strappato il nastro. Ricordo che era l’anno del dirottamente della Achille Lauro. La maestra chiese a ogni alunno della classe di fare un disegno su questo tragico avvenimento e io ricordo che pensai, ‘Cazzo. Non me ne frega niente, perché mai dovrei fare un disegno?’ Non mi è mai piaciuto disegnare. Comunque, quando arrivai a casa, andai drittoin camera mia e con la cassetta di ‘Cosa succede in città’ in sottofondo, feci questo disegno che poi alla fine venne esposto in classe assieme agli altri. Mi faceva schifo. Penso tuttavia mia madre lo conservi ancora da qualche parte.

Durante l’adolescenza poi ricordo benissimo quando uscì l’album ‘Liberi… Liberi’. Era il 1989. Io e l’Uligano, il mio migliore amico, andavamo a casa di un amico comune. Oddio, definirlo amico sarebbe troppo. Diciamo che era un conoscente perché in verità mi stava proprio sulle palle. Non era un bulletto, ma era il tipico ragazzino cui piaceva essere al centro delle attenzioni. Ascoltava Vasco per moda e aveva il giradischi in una taverna enorme dove giocavamo a ping pong. Giocavamo a turno e quando ero ‘in panchina’ continuavo a mettere ‘Tango… (della gelosia)’ a manetta. La frase che più mi piaceva era, ‘Il resto è una follia, come un fantasma, il resto è colpa mia, e basta.’ Ovviamente la frase mi piace ancora e ancora più di allora in verità, perché devi sapere che ovviamente nel corso degli anni i testi di Vasco hanno per me assunto vari significati e magari anche delle frasi che non consideravo importanti, hanno assunto per me un significato particolare. Sai quando pensi, ‘Cazzo. Ecco! Ecco come avrei voluto dire questa cosa!’ È normale. Voglio dire, quando sei troppo piccolo, non hai gli strumenti necessari per comprendere e metabolizzare il vero significato di un testo. Ammesso che poi esista un significato definito nei testi di Vasco.

Quando avevo diciotto anni uscì ‘Nessun pericolo… per te’. Siamo nel 1996. Rimasi ovviamente folgarato da ‘Sally’. Posso dire senza vergogna che questo testo abbia contribuito a cambiare la mia vita. In verità, voglio dire, mi considero sempre lo stesso stronzo di allora, ma credimi, questo testo ha significato veramente moltissimo per me. Non posso raccontarti un aneddoto in particolare che spieghi questa cosa, ma insomma fidati. È così. Di questo album ricordo perfettamente quando andrai a comperarlo, in centro a Parma, subito dopo la scuola. Ero a piedi e rischiavo di perdere l’autobus per ritornare a casa. Probabilmente, se fosse stata effettuata una misurazione ufficiale del tempo impiegato a percorrere quella distanza, avrei stabilito un qualche record podistico. Ricordo comunque che avevo con me il lettore cd portatile. Ascoltai il cd, nero, subito, mentre ero in autobus. Ricordo con esattezza quei momenti. Play. ‘Io lo so che le cose poi, non sono mai come, come te le aspettavi te.’ Ero carico a mille, mi tremavano le mani. Era la frase perfetta per iniziare un album di Vasco Rossi. Ecco, non lo so se ho risposto adeguatamente a questa prima domanda, ma spero di sì.

2. Crescendo e con il passare degli anni chiaramente i tuoi gusti si sono diversificati. Sei un buon ascoltatore di musica rock e di musica pop e tra le persone che conosco sei una di quelle che mette meno paletti, fregandosene di quello che è il giudizio degli altri e io ti rispetto molto per questo. Il tuo soprannome, Angus, non è casuale, ma dovuto ad Angus Young del resto e da ragazzo hai suonato con un gruppo punk che nella provincia di Parma e dintorni aveva ottenuto discreti successi. Come hai conciliato, ecco, questa tua passione con quella della musica di Vasco? Questo in particolare per quello che riguarda la relazione e il confronto con gli altri, quando è noto che la sua figura non sia in generale ben vista all’interno di determinati ambienti e contesti culturali.

Hai perfettamente ragione su tutto. Mi spiego, come hai anticipato tu stesso, suonando e frequentando determinati ‘ambienti’, ho voluto spesso nascondere il mio amore per Vasco. Ammetto quindi che all’epoca, facciamo nel periodo che va dal 1998 al 2002 e in cui il mio gruppo, i Felloni del Punk, erano al ‘top’, mi vergognavo di questa cosa e queste sebbene avessi già venti anni oppure di più. Sapevo che dichiarando il mio amore per Vasco, sarei stato additato come uno che ascolta robaccia. Questa ovviamente non è una cosa positiva. Nascondere il proprio pensiero e le proprie idee è sempre qualche cosa di sbagliato, anche se a quei tempi questo fatto poi mi ha inevitabilmente portato a ascoltare gruppi italiani e stranieri che altrimenti forse non avrei mai ascoltato (e che ascolto ancora oggi). Lasciami aggiungere inoltre che tuttavia anche ascoltare ‘forzatamente’ gruppi alternativi oppure underground può costituire una specie di ‘moda’, così come potrebbe esserlo per il resto anche ascoltare Vasco o qualsiasi altro artista che venda milioni di dischi.

Forse questa mia ‘tolleranza musicale’ e questo mio essere aperto a tutto, nasce esattamente da quel periodo, perché ora quando mi guardo attorno e vedo dei ragazzini discutere su chi sia più o meno cazzuto all’interno del panorama musicale (tra l’altro oggi particolarmente vasto grazie ai social e grazie al fatto che chiunque, con poche centinaia di euro, possa registrare a casa propria un album e magari arrivare a milioni di persone tramite piattaforme come youtube per esempio) non posso fare a meno che pensare a me stesso e a quello che pensavo e cercavo di nascondere. Come non potrei quindi essere dalla parte di un ragazzino che ascolta Fedez e viene preso per il culo dai suoi amici che ascoltano, ad esempio, Bob Dylan oppure qualche altro mito indiscusso della storia della musica.

Chiudo questa seconda risposta raccontandoti un episodio che mi è accaduto un po’ di tempo fa. Ero a una degustazione di vini e c’era questo noto sommelier che presentava diverse tipologie di vino, tutte di qualità molto elevata e indiscutibilmente, secondo gli esperti del settori, diciamo ‘buoni’. Ecco. Per farla breve, dopo le varie spiegazioni di rito sul perché questi vini costituissero un’eccellenza, alla fine disse una cosa che mi colpì molto: ‘Non lasciatevi impressionare da questi miei paroloni e dalle spiegazioni tecniche. Seguire sempre il vostro gusto con sincerità e, in definitiva, il vino più buono è sempre quello che voi stessi ritenere essere il migliore.’

Chiaramente associo questa frase, forse stupidamente, a qualsiasi altra cosa. Arte compresa. Trascuro, forse sbagliando, il lavoro che ci possa essere dietro, pur rispettandolo. Non posso farmi piacere Bob Dylan se, ascoltando la sua discografia, non provo nulla. Le uniche cose che posso ascoltare, guardare, bere, mangiare, sono quelle che mi regalano emozioni. Non posso bere una birra se questa non mi regala emozioni. Se poi si tratta della birra lavorata nella migliore maniera possibili, una birra nella quale il birraio abbia messo tutto se stesso e abbia persino buttato il sangue per produrla, rispetterò e ammirerò questa sua dedizione artistica nella realizzazione di questo meraviglioso prodotto. ma fin quando la sua produzione non mi regalerà nessuna emozione, berrò altro. Ovviamente poi come ho cambiato gusti per quello che riguarda il cibo e le bevande, ho cambiato nel tempo anche gusto riguarda la musica. Anche se in realtà, va bene, non direi esattamente che io abbia cambiato gusti. Sto semplicemente finalmente ascoltando, mangiando, bevendo, quello che avrei potuto benissimo ascoltare, mangiare, bere da bambino. Alcolici a parte, ma dai, immagino tu abbia capito che cosa intendo.

Nel mio caso, in definitiva, non parlerei di un cambiamento e neppure di una evoluzione, ma di un vero e proprio ritorno (non voluto oppure cercato in maniera razionale) a quello che era il mio modo di valutare e giudicare le opere altrui. In una maniera anche forse bambinesca e infantile. Ecco. Spero di essere stato chiaro.

3. Se tu dovessi attribuire un ruolo a Vasco all’interno di quella che è la canzone italiana, che ruolo gli daresti? Voglio dire, paradossalmente considero la tua una posizione più avulsa da condizionamenti di quella di chi è ad ogni costo contro Vasco Rossi. Il fatto tu abbia con lui questo rapporto così viscerale sin dall’infanzia, perdonami se mi permetto, ha fatto sì questo diventasse un rapporto praticamente come quello tra padre e figlio e questo significa che con il raggiungimento della età adulta, tu abbia per forza dato a questo tipo di rapporto un significato che vada oltre la semplice ‘devozione’ e riferimento a una figura paterna. Voglio dire che hai sicuramente acquisito i mezzi critici per poter esaminare la sua figura lucidamente e riconoscerne i limiti. La domanda, ecco, è: secondo te quanto la sua figura ha influenzato la musica italiana a seguire da quelli che furono i suoi primi successi e se possibile ancora oggi.

Bellissima questa domanda. Mi piace molto.

Be’, onestamente parlando, non credo che Vasco abbia influenzato in alcun modo il panorama della musica italiana. Così su due piedi, non mi viene in mente nessun artista italiano per il quale si potrebbe dire, ‘Se non ci fosse stato Vasco, questo qui non sarebbe mai venuto fuori.’ Al contrario è indubbio che se non fossero esistiti De Gregori, De Andrè, Lucio Battisti, allora dubito che uno come Vasco avrebbe mai potuto avvicinarsi alla musica. Non in una maniera così viscerale almeno. Quindi io credo che Vasco sia stato influenzato in primo luogo dai cantautori che ho appena nominato, mentre nel secondo periodo, quindi a partire da ‘Cosa succede in città’ (disco pubblicato subito dopo il suo rilascio dal periodo di isolamento in cella per spaccio di sostanze stupefacenti) ha avuto più influenze ‘internazionali’. Sono le stesse collaborazioni con vari musicisti americani, che ancora oggi perdurano tra l’altro, a dimostrare questa cosa.

Fondamentalmente considero Vasco una ‘macchietta’. Mi spiego. Posso affermare senza ombra di dubbio che Vasco sia stato (e posso bene supporre che in qualche modo lo sarà per sempre) l’unica vera rock star italiana. Questa cosa potrà piacere oppure no, ma considero sia indiscutibile. Sono molto interessanti le sue ultime interviste e dichiarazioni pubbliche, dove spiega che, quando tutti ritenevano che fosse completamente fuori di testa, strafatto, ubriaco, in realtà lui sapesse esattamente dove voleva andare a parare. Sapeva esattamente che avrebbe destato scalpore quando, ad esempio, dichiarò di essersi presentato in ritardo alle prove del suo primo San Remo perché era stato in un motel con una prostituta. In realtà invece aveva forato una gomma e non sapeva come cambiarla. Quando distrusse il suo mercedes nel frontale che fece con un camion in una strada di montagna, rimase vivo per miracolo e la prima cosa che fece fu chiamare il suo manager, Lolli. Gli disse che il giorno stesso avrebbe voluto un’automobile perfettamente uguale e era domenica e tutte le concessionarie erano chiuse. Ciononostante ovviamente l’automobile arrivò il giorno stesso.

Ci sono un mucchio di interviste in cui dice, ‘Io… Io… Io sono una rockstar!’ Normalmente sarebbe gli altri a dover dire questo di lui, ma nel suo caso, ascolta, riesce sempre a essere convincente. Ha sempre avuto un modo di fare unico. Irriverente ma mai esagerato e allo stesso tempo in qualche modo sfuggente. A quei tempi durante i concerti non diceva mai nulla. Al massimo un paio di volte ‘grazie’, oppure ‘ciao’ alla fine.

Avrei un sacco di storie da raccontare, ma, ecco, credo di avere spiegato bene che cosa voglio dire, quando dico che non sono mai esistiti personaggi di questo tipo nel panorama della musica italiana. Vasco è diverso è diverso dagli altri ‘normali’ cantautori. Ha un modo molto sintetico di spiegare i suoi concetti e le sue idee. Non utilizza molte parole e lascia tutto alla interpretazione di chi ascolta. Non ha quasi mai delle risposte da dare, ha quasi sempre solo delle domande e a volte neppure queste sono poi così chiare e compensibili. ‘Che cosa che?’ Che cosa se?’ (‘Liberi… Liberi’). Ancora oggi credo che sia un personaggio unnico, seppure invecchiato. È rimasto sempre sulla cresta dell’onda e ha mantenuto sempre altissimi livelli di popolarità, mantenendo al tempo stesso sempre una lucidità, una umiltà e una timidezza, che credo possa considerarsi qualche cosa di molto raro. Poi certo avrà fatto un sacco di soldi facendo canzoni e qualche concerto, ma be’ buon per lui. Onestamente non me ne frega niente di quanti soldi Vasco possa avere più di me.

4. È opinione comune che Vasco non abbia più nulla da dire. Un leit-motiv che per la verità si usa tradizionalmente per molti artisti, come se con il passare degli anni questi non abbiano per forza tutti quanti di volta in volta più nulla da dire. Sono tutti per forza scarichi, scontati: hanno stancato. Tu che cosa pensi? Secondo te veramente Vasco Rossi, la sua produzione discografica voglio dire, ma pure quella che è la sua resa dal vivo (e tu credo lo abbia visto dal vivo un sacco di volte), ecco, ritieni anche tu che questa sia calata sul piano qualitativo. Oppure questo è semplicemente un segno dei tempi, come se sparare su un personaggio per forza popolare e così esposto, come è Vasco, sia sempre troppo facile e anche causa di attenzioni. La mia idea, magari sbaglio, è che forse si sia persa nel tempo una certa spontaneità e naturalezza per quello che riguarda gli arrangiamenti in particolare, ma per il resto la mia idea è che lui sia rimasto fedele a sé stesso. Dimmi la tua. C’è qualche canzone in particolare tra quelle ultime che secondo te ha i connotati per essere considerata pari a uno dei suoi classici più famosi e riconosciuti? Perché?

Sono perfettamente d’accordo con te. Premetto che Vasco, con gli arrangiamenti dei suoi pezzi, non c’entra una mazza. Di conseguenza quegli arrangiamenti semplici, ma geniali, possono solo in minima parte derivare da lui. Detto questo, allora, nel 2016 sono esattamente vent’anni esatti dal mio primo concerto e ho visto Vasco suonare dal vivo più di venti volte e dopo tutte queste volte posso dire che non credo Vasco abbia mai curato oppure allenato il suo fisico più di tanto. Di conseguenza in qualche modo ha perso il fiato necessario a reggere le tre ore di concerto e in più ha quasi completamente perso la voce per due motivi. Uno, fuma tantissimo. Secondo, non sa cantare. Per queste due ragioni ha prematuramente perso la capacità di cantare un intero live ad altissimo livelli come ad esempio ‘Fronte del palco’ nel 1990. Sfido chiunque a farsi due ore e mezza di concerto e coantare sempre con così tanta energia e intensità. come faceva Vasco a quei tempi. Non voglio dire che fosse unico ovviamente, voglio solo dire che non è affatto semplice.

Ora ovviamente è invecchiato ed è invecchiato peggio di quanto avrebbe potuto invecchiare se avesse curato la sua salute per quello che riguarda l’utilizzo delle corde vocali ed il fiato. Però questo vecchio ha ancora oggi la capacità di emozionare e di far ridere, di farti passare una bella giornata. Non ci provo nemmeno a paragonare il primo concerto che ho visto agli ultimi tour. Sono cambiate un sacco di cose per quello che riguarda i live di Vasco. Oggi ad esempio parla molto di più, fa tante pause, non è più distaccato come allora, ma è molto più vicino al pubblico, come se si fosse stufato di essere una specie di dio in terra. Vuole essere considerato per quello che è: un normalissimo fottutissimo vecchio. Almeno è così che mi sembra che stiano le cose.

Per quello che riguarda i testi invece, be’, anche qui ci sono stati un mucchio di cambiamenti. Vasco raramente dà delle risposte a delle domande, come dicevo, ed è sempre stato molto sintetico nella scrittura dei suoi testi. Questa cosa nell’ultimo periodo è un po’ cambiata e anche lui oggi forse sente di voler dare qualche ‘consiglio’. Si è sposato, è molto innamorato, ha un figlio e ha riconosciuto gli altri due. La sua vita è cambiata e di conseguenza sono cambiati i suoi testi. Se avesse continuato a scrivere testi uguali a quelli degli inizi oppure degli anni novanta, avrei allora iniziato a credere che non fosse lui (e Tullio Ferro…) a sscrivere i testi delle sue canzoni.

Il primo vero cambiamento comunque credo ci sia stato nell’album, ‘Gli spari sopra’, quando dice, ‘E adesso voglio una vita diversa da quella lì, è inutile che tu mi guardi di traverso, io sono sempre qui. Guarda che bella sorpresa la vita, quando credevo che fosse finita arrivi tu. E adesso vado a letto presto come gli altri, e non sono più quello che andava sempre a letto tardi, e dormo di più.’ Beh, direi che il testo parla da solo e non credo io debba aggiungere nulla. Questa canzone è del 1993, ma se dovessi invece citare un testo del suo ultimo lavoro allora direi, ‘Quante cose son cambiate nella vita, quante cose sono sempre così, quante volte ho pensato – è finita – e poi mi risvegliavo il lunedì. Quante cose son cambiate ormai, quante cose che non torneranno mai. Io non voglio più vivere solo per fare compagnia, io non voglio più ridere, non mi diverto più, ed è colpa mia. Quante volte sono arrivati i guai, anche se ero già migliore ormai.’

Che dire. Per me questo è un gran testo e per una ragione molto semplice: è il resoconto della sua ‘vita spericolata’ e vista con quelli che sono gli occhi di quello che oramai è un vecchio (e sia ben chiaro che continuo a dire ‘vecchio’ non in senso dispregiativo ma solo per sottolineare che ne ha viste tante, è in pista oramai da quarant’anni).

Io credo che Vasco abbia sempre avuto qualche cosa da dire. Spesso e in varie canzoni i concetti si ripetono. Per esmpio anche quando dice, ‘Non mi diverto più, ed è colpa mia,’ rimarca lo stesso senso di ‘autoresponsabilità’, quel concetto secondo il quale bisogna sempre assumersi la responsabilità delle proprie azioni e senza scaricare mai le colpe su altre persone, cose oppure divinità, cui faceva riferimento in ‘Tango della gelosia’, quando diceva, ‘Come un fantasma, il resto è colpa mia, colpa mia e basta.’

Lo stesso può succedere per molti altri concetti di base in quella che è la filosofia e il pensiero di Vasco. Per questo, sì, ritengo che Vasco abbia sempre avuto qualcosa da dire e avrà sempre qualche cosa da dire. È solo invecchiato. Tra l’altro, lasciami aggiungere che nella maggior parte dei casi siamo noi ascoltatori a non seguire l’invecchiare di un artista. Lo vorremmo sempre uguale a come era ‘prima’ e lo vorremmo sempre tutto per noi. Forse perché quando eravamo giovani, allora era sempre tutta un’altra cosa e ascoltare Vasco – per esempio, ma vale per mille altre cose – si godeva sicuramente di più. Scoprire oggi, a quasi quarant’anni, uno dei suoi primi album non sarebbe iscuramente la stessa cosa di allora. Questi andavano vissuti nel periodo in cui sono usciti e a quell’età, mentre adesso forse non ha molto più senso ascoltarli. Anzi. Voglio solo dire che oggi un fan di Vasco di sedici oppure diciotto anni in molti casi oggi non conosce neppure quelli che sono alcuni pezzi che io considero fondamentali. mentre magari lui considera molto più importanti delle canzoni più recenti. Perché dovrei allora considerare il suo giudizio meno attendibile del mio? Perché sono più vecchio di lui? In questo caso e se fosse solo per questo, allora io stesso sarei il primo a prendere molto più sul serio il suo parere che il mio.

Infine lasciami aggiungere un’altra cosa. Io credo che ognuno di noi abbia sempre qualche cosa da dire e questo su qualsiasi argomento e credo che in qualche modo sia anche questo il senso di queste tue ‘interviste’: far dire qualche cosa a qualcuno che magari pensava invece di non avere un cazzo da dire. Ma tornando a Vasco, ecco, sì, forse è vero: sicuramente dà il meglio di sé quando è depresso, quando è malinconico oppure quando è fortemente incazzato. Sicuramente in questo senso trovare una specie di equilibrio per quello che riguarda la sua vita privata e la sua vita ‘amorosa’ ha in qualche modo placato questa specie di magia. Ma che cosa avrebbe dovuto fare allora di conseguenza? Smettere di fare delle canzoni? Non lo so. Forse ha continuato solo per i soldi, forse no. Quello che è certo è che a pagare le conseguenze delle sue azioni è sempre e solo lui. In fondo a tutti gli altri basterebbe semplicemente smettere di ascoltarlo. Io credo che abbia avuto un suo periodo buio e di transizione dopo gli anni novanta, quando intraprese la sua relazione con Laura in una maniera più stabile rispetto al passato e riconobbe i suoi due figli, che fino ad allora aveva sempre rifiutato di riconoscere. Ora però credo che questa sua ‘malinconia’ stia ritornando. Non ha perso quella sua tipica autoironia, ma i suoi nuovi lavori sono avvolti da una certa malinconia e una voglia di cercare di affrontare anche da questo punto di vista la vita (spericolata) che ha vissuto fino a questo momento. Una cosa è certa: c’è sempre qualche cosa da dire. Così come c’è sempre ‘quella voglia, la voglia di vivere.’

5. Non sono mai stato ad un concerto di Vasco. Come sai dovevamo andarci assieme lo scorso giugno, ma un impedimento non mi ha permesso di essere a Bologna per quell’occasione. L’appuntamento per quanto mi riguarda è solo rinviato. Tu del resto sei invece stato a un sacco di concerti di Vasco. Quanti esattamente? Ce n’è uno che ricordi in modo particolare? Hai inoltre un aneddoto particolare di cui ti andrebbe di parlare relativamente quello che è questo rapporto particolare tra te e Vasco?

Non saprei dirti esattamente quanti concerti di Vasco io abbia visto nel corso della mia vita. Facendo un rapido calcolo e considerando io non abbia mai perso un suo tour dal 1996 ad oggi e che a volte lo ho visto anche in successione tre oppure quattro volte, be’, direi che sicuramente sono stato ad almeno venti suoi concerti.

Quello che posso dirti per certo è che sono passati praticamente vent’anni dal primo concerto, allo stadio di Reggio Emilia. Fui accompagnato da mia sorella, perché non avevo ancora la patente e il posto non era raggiungibile con i mezzi pubblici e allora non esisteva neppure la pratica oggi diffusa di organizzare autobus privati. Non esisteva nemmeno il web. Ricordo che arrivammo lì la mattina presto, per evitare casino. Mia sorella ci lasciò vicinissimi allo stadio e andammo subito a fare la fila, riuscendo alla fine a entrare all’interno solo alle quattro del pomeriggio. Eravamo quasi davanti a tutto. Lo stadio non era pienissimo, ma noi eravamo praticamente estasiati. Ricordo di non essermi mosso un istante dalla mia posizione neppure per andare in bagno. A volte sembra quasi che sia passato un secolo, eppure sono solo venti anni fa e io ‘sono ancora qua’, che vado a vedere Vasco dal vivo e me lo godo come sempre. Senza criticarlo per i soldi che ha fatto e per il suo successo e provo sempre quegli stessi piccoli brividi, quando ascolto determinate frasi delle sue canzoni più oppure meno recenti.

Che altro aggiungere. Credo che questa ‘intervista’ stia per volgere al termine e io non altri aneddoti in particolare da raccontare. Chiudo ringrazianti per questa chiacchierata e dicendoti che ci si becca in giro. Chi lo sa, magari proprio ad un concerto di Vasco. Abbiamo tutto il tempo che ci pare del resto, tanto lui è immortale. Mica come noi poveri stronzi.

@sotomayor

Pubblicato da Emiliano D'Aniello

'Who killed Jesus? It wasn’t the Pharisees, or the crowd. Who was it?'

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