
Ho ascoltato questo disco a tempo perso. Cioè, non mi aspettavo di ritrovarmi al cospetto di uno di quei dischi indimenticabili e che potessero segnare questo mio particolare periodo, e va bene le cose stanno così, però in verità mi è piaciuto, tanto che lo sto ascoltando ancora adesso. Dico proprio in questo momento esatto.
Il nuovo disco di Bill Ryder-Jones, invero, è un disco inattaccabile. Divenuto famoso come chitarrista dei Coral, dopo aver lasciato la band Ryder-Jones si è cimentato in una carriera solista che probabilmente solo con questo disco ha trovato quella che si può definire una retta via dopo tentativi incerti e almeno discutibili. Voglio dire, chi ha veramente voglia di ascoltare un disco ispirato a ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’ di Italo Calvino (‘If…’, Domino Rec., 2011)
‘West Kirby County Primary’ (Domino Recording) invece è un disco tipicamente e fieramente british in cui il cantante e chitarrista del North West England riprende il discorso che aveva interrotto lasciando i Coral, facendo quello che probabilmente gli è più congeniale: scrivere canzoni folk che rimandano a sfumati paesaggi di campagna e prati all’inglese. Tipo un disco solista di Graham Coxon, non mancano delle venature garage quasi Stephen Malkmus (vedi ‘Two To Birkernhead’, il singolo e il pezzo più tosto dell’intero disco sicuramente), la voce grattuggiata e una certa attitudine rock’n’roll tipo Strokes (‘Put Id Down Before You Break It’, ‘Satellites’), oltre che rimandi inevitabili a certe atmosfere psichedeliche folk made in Uk (‘Seabirds’, la bellissima ‘Wild Roses’).
Come detto, è un disco inattaccabile. Se vi piacciono queste sonorità, lo considererete un piccolo gioiello, se no potete considerarlo come un semplice intrattenimento di una mezz’ora-quaranta minuti: il tempo che smette di piovere. A meno che non siate proprio in Inghilterra perché da quelle parti, si sa, non smette praticamente mai. Bella anche la copertina che riprende dei temi ‘garage’ e indie degli anni ottanta-inizio anni novanta. Intima, ingenua, forse persino stupida, ma allo stesso tempo giustamente irriverente.