Le Beau sono due ragazze ventunenni dalle idee chiare ed un approccio all’arty pop smaccatamente coffee house, usano profluvi di chitarre acustiche, suonate con l’impeto del giovane Patrick Fitzgerald e ti stregano con la passione delle voci che sovrastano pianoforti dal suono di canne mosse dal vento e chitarre impetuose accentante da tamburi non invadenti sapientemente arrangiati da Al O’Connel (aka alalal, noto per le produzioni di Bruno Mars, Rufus Wainwright e Metronomy).
E’ una musica affascinante che si pone nella linea di demarcazione tra il folk introspettivo ed eccentrico del Village dei ‘60s e l’energia del tardo punk, con reminescenze ancestrali Billy Bragg e Proclaimers. Hearther Golden e Enna Jenney pagano anche tributo, sicuramente inconsapevole, ad artisti acclamati quali Joni Mitchell e Rickie Lee Jones e a stelle più underground del calibro di Mary Margaret O’Hara.
La sensibilità di O’Connel ha garantito un’adeguata produzione, sobria, quasi ridotta all’osso, giusta tessitura sulla quale s’inerpicano le belle voci, a volte suadenti, melliflue e piene di lirismo melodico, altre avvolte in un vento quasi brusco.
“Jane Hotel,” “One Wing” e “Oceans” sono numeri languidi rapiti dall’echo che si adattano ai sentimenti di fine anni ’60s, mentre le tracce in minore tipo “Mosquito”, l’aggressiva “Animal Kingdom”, e la irresistibile “Sweet Lips” sembrano inni acidi nutriti di energia sottratta alla notte più inoltrata.
L’apertura è affidata a “C’mon Please” che stupisce con l’incedere tipico dell’hard rock metà ‘70s, quasi uno stomp di tiro led zeppelliano ad evocare atmosfere degli Zeps innamorati della magia folk.
“Roam” è pura introspezione diretta all’emersione di sentimenti sondati in passato da artisti quali Joan Baez e Buffy Saint-Marie. Un crescendo di armonia e desiderio fiammeggiante.
The Beau sono energia controllata, creata dal confronto di due ragazze talentuose, dotate di una poetica vibrante e della giusta dose di malessere indotto dalla New York attuale, a contatto con le opportunità artistiche, la moda ed il fascino glamour, in pratica la quintessenza dell’artista newyorchese. Appartengono profondamente alla città, sono di base al Greenwich Village, si sono già esibite da entrambi i lati dell’Atlantico, al The Social di Londra ed al super evento del lancio di “Cowboy Mouth” di Patti Smith e Sam Shepard, curato dalla stessa Smith al Chelsea Hotel.
Il pedigree è bello che fornito, le ragazze ci sanno fare, piacciono anche a Sofia Coppola e a questo punto affrettatevi ad acquistare il disco.
Voto: 7,5/10